La Russia è finita al centro di due differenti indagini in Spagna per il ruolo che avrebbe avuto nell’indipendenza della Catalogna e, soprattutto, per le ragioni dietro a tale appoggio. Un sostegno che si è mosso su diverse direttrice e che, ipotizzano le autorità spagnole, potrebbe essere stato legato ad un tentativo di destabilizzare un importante stato membro dell’Unione Europa e della Nato, che nutre anche importanti legami con l’America Latina.
Il fatto che la Russia abbia sostenuto l’indipendenza della Catalogna, almeno in Spagna, non è affatto una novità e fu già chiaro da quel 26 ottobre 2017 (il giorno prima della dichiarazione di indipendenza) in cui un emissario personale di Vladimir Putin ha visitato la residenza del presidente della Generalitat catalana per portare il suo messaggio di sostegno alla secessione. Tuttavia, la reale entità di questa dichiarazione non è mai stata veramente compreso in Spagna, dove si è sempre guardato all’intervento della Russia sulla Catalogna con un’ottica occidentale, riconoscendovi solo una mossa di carattere politico. Le autorità spagnole, invece, stanno cercando di dimostrare che l’intervento russo potrebbe costituire un grave attacco alla loro sovranità nazionale e, potenzialmente, anche un’accusa di ‘alto tradimento‘.
Il ruolo della Russia nella crisi della Catalogna in Spagna
Concretamente, in questa prima fase di indagini della Spagna, appare quasi evidente che il ruolo della Russia nella crisi della Catalogna potrebbe essere stato ben più ampio (ed occulto) di un paio di dichiarazioni pubbliche. Lo scopo, si ipotizza, era quello di destabilizzare il governo spagnolo e, magari, l’Europa, nell’auspicio di aprire ad una nuova fase di collaborazione con un paese (in questo caso la Catalogna) che occupa una posizione privilegiata all’intero del continente europeo.
A supporto della loro teoria, le autorità della Spagna avrebbero almeno due prove importanti del ruolo della Russia in Catalogna. La prima è un’ampia campagna mediatica condotta tra il settembre e l’ottobre 2017 sul territorio russo, atta a sminuire il governo spagnolo con una serie di stereotipi a favore della posizione catalana (tra le altre, la dittatura di Franco, ma anche la repressione della lingua catalana). Modalità d’azione, questa, tipica della dottrina militare russa.
La seconda prova, invece, dimostrerebbe che l’intervento della Russia in Catalogna contro la Spagna sia stato avviato ben prima del 2017. A supporto vi sarebbero, infatti, diversi viaggi di funzionari russi in Catalogna e viceversa, tra i quali uno del tenente russo Denis Sergeyev a Barcellona. Nome, quest’ultimo, associato all’intelligence militare russa (la GRU), che è notoriamente dietro a diverse crisi internazionali (tra i quali il tentato colpo di stato in Montenegro del 2016). Ora, rimane solo (si fa per dire) da dimostrare che l’intervento della Russia sulla crisi della Catalogna in Spagna sia stato orchestrato a fini politici, mentre è sempre possibile che le accuse vengano amnistiate e, quindi, diventino impossibili da dimostrare.