PERCHÈ OGGI LA RUSSIA RISCHIA IL DEFAULT

16 marzo 2022, una data cruciale per la Russia e non c’entra – quantomeno direttamente – i combattimenti in campo contro l’Ucraina: le durissime sanzioni occidentali contro Mosca per la guerra scatenata contro Kiev rischiano da giorni di portare la Russia sull’orlo del default. Ma il test definitivo scatta proprio oggi: alla mezzanotte del 16 marzo infatti scadono i bond emessi all’estero, con il Cremlino che ha già fatto sapere che li pagherà in rubli, contravvenendo al regolamento che prevede invece l’obbligo di saldare in dollari.



Le cedole in scadenza su oggi riguardano due bond emessi dalla Federazione Russa e collocati all’estero: secondo le stime di JP Morgan, la cifra ammonta a circa 117 milioni di dollari. Il primo test riguarda l’effettivo pagamento in denaro delle due obbligazioni in scadenza, tenuto conto infatti che v’è un “periodo di grazia” che concede un mese di tempo in più per eventuali problemi tecnici. Se dunque Mosca non riuscisse oggi a rispettare quel debito avrebbe poi tempo fino al 15 aprile per provvedere (motivo per cui, osserva “Economia Repubblica”, Morgan Stanley ha fissato proprio per metà aprile la data che rivelerà se la Russia sarà o meno insolvente), ma resta il problema del denaro corrente. La possibilità che la Russia paghi in rubli è stata introdotta unilateralmente con decreto presidenziale di Putin il 5 marzo scorso, che ha disposto la ridenominazione in rubli del debito, senza però relativa accettazione dei creditori.



DEFAULT RUSSIA, COSA POTREBBE SUCCEDERE

Secondo Simon Waever, responsabile della strategia sui titoli di Stato dei mercati emergenti, il default della Russia – che sia oggi o il 15 aprile – è lo scenario «più probabile», ipotizzando situazione assai simile al Venezuela dopo le sanzioni di Trump negli scorsi anni. Di contro però, Algebris ha fatto notare che la Russia potrebbe comunque onorare il debito grazie agli introiti di gas e petrolio. Per Bloomberg però – riporta “La Repubblica” – i calcoli sulle scadenze del debito russo inchiodano Mosca: «un eventuale pagamento degli interessi in rubli rischierebbe di innescare un’ondata di default che potrebbe coinvolgere debito russo in valuta estera per 150 miliardi di dollari, contando sia i titoli di Stato sia le emissioni societarie di colossi del gas e del petrolio come Gazprom, Rosneft e Lukoil, che difficilmente riuscirebbero a uscire indenni da un evento simile». Il regolamento impone il pagamento in dollari in quanto si rischia, pagando con un’altra moneta, di incorrere nella forte svalutazione della stessa: cosa che sta puntualmente avvenendo con il rublo, ai minimi dopo le forti sanzioni dell’Occidente contro Mosca. Il problema del default eventuale per la Russia riguarda il medio-lungo periodo: con il “fallimento” economico si chiude la porta per l’accesso futuro a capitali esteri in ingresso, così come agli investimenti. Il caso Argentina, insomma, è sempre lì davanti agli occhi. Come riportano gli analisi internazionali, il Pil russo vale circa 1500 miliardi di dollari eppure potrebbe “schiantarsi” per un pagamento assai più esiguo: il motivo è presto che spiegato, con le sanzioni sono state congelate metà degli oltre 640 miliardi di dollari di riserve. Così spiegava la scorsa settimana il Ministro dell’Economia Anton Siluanov: «Abbiamo un importo totale di riserve di circa 640 miliardi, circa 300 miliardi di riserve sono ora in uno stato in cui non possono estere usate».

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