La Russia riprende l’iniziativa anche in Libia. Nei giorni scorsi, infatti, l’ambasciatore della Federazione Russa Aydar Aganin ha presentato le sue credenziali a Tripoli, segno che l’attività diplomatica di Mosca sta riprendendo in pieno in un Paese che ora coltiva qualche speranza di riunificazione. I russi negli ultimi anni hanno tenuto buoni rapporti con il generale Khalifa Haftar, che controlla la Cirenaica, grazie alla presenza della compagnia militare privata Wagner.
Dopo il fallito golpe dello scorso fine settimana di Prigozhin e dei suoi uomini, la Russia potrebbe rivedere i propri piani puntando a un ruolo più diplomatico e meno militare, cercando di sostenere i propri interessi economici e strategici nell’area. Potrebbe farlo sfruttando le sue entrature fra i turchi, che sostengono il Governo di Tripoli, e che potrebbero fare da tramite con Dbeibah, punto di riferimento dell’esecutivo della Tripolitania, riconosciuto a livello internazionale, con il quale finora i russi non hanno avuto contatti. L’attivismo russo in Libia si spiega anche alla luce dello scenario internazionale.
Potrebbe essere, spiega Michela Mercuri, docente di Cultura, storia, e società dei Paesi musulmani all’Università di Padova, un “guanto di sfida” lanciato all’Occidente, che nella guerra in corso sostiene l’Ucraina.
Qual è stata finora la presenza dei russi in Libia, chi hanno sostenuto?
Putin ha firmato nel gennaio 2017 un accordo di cooperazione militare con il generale Haftar e da allora il ruolo russo è quello di supportare l’esercito nazionale libico di Haftar, insieme a Egitto ed Emirati Arabi Uniti. A differenza di quanto accade in Siria, in Libia Putin ufficialmente non ha mai inviato truppe regolari, ma i mercenari della compagnia militare privata Wagner, che hanno offerto mezzi, manutenzione e supporto militare alle milizie di Haftar anche nell’avanzata del 2019, tentata da quest’ultimo verso Tripoli.
Cosa può cambiare con l’arrivo dell’ambasciatore a Tripoli?
Con questa mossa la Russia sta inviando un messaggio agli Usa, sta dicendo che può agire anche nelle aree di influenza di Washington. In questi giorni girano notizie su un possibile ritiro della Wagner dall’Est libico. Non sappiamo se siano confermate, ma è probabile che Mosca voglia trasformare il suo ruolo, fin qui militare, in un ruolo più diplomatico, anche in vista di future elezioni nel Paese.
Quali sono gli interessi economici e strategici dei russi in Libia e come potranno essere sviluppati?
La Russia vuole ampliare la sua zona di influenza nel Mediterraneo e anche in Africa, cosa che parzialmente già sta realizzando. Soprattutto nella Cirenaica ha interessi in termini di concessioni petrolifere, ma anche militari, per utilizzare alcuni porti strategici come quelli che si trovano sempre sulla costa della Cirenaica. Tutto questo per supportare la flotta russa nel Mediterraneo, che al momento ha solo una base, a Tartus, in Siria.
Questi interessi sono conciliabili con quelli occidentali?
Gli interessi russi, vista anche la situazione internazionale di scontro tra l’Occidente e la Russia per la questione ucraina, potrebbero costituire un terreno di scontro. Da questo punto di vista la riapertura dell’ambasciata a Tripoli può essere considerata una mossa dimostrativa, quasi a voler sfidare gli interessi economici europei. L’Europa, e soprattutto l’Italia, ha riaperto i rapporti con Dbeibah e Haftar, siglando importanti accordi energetici con entrambi: l’iniziativa russa potrebbe essere un guanto di sfida lanciato all’Occidente in termini economici, politici e strategici.
Dopo il tentato golpe di Prigozhin cambierà qualcosa in merito alla presenza della Wagner?
Dipende da cosa accadrà a Prigozhin, che in questo momento sta continuando a trattare con il Cremlino: innanzitutto riguardo al ruolo di Gerasimov e Shoigu nella Difesa russa, e probabilmente lo sta facendo sostenuto dai servizi segreti russi, il cosiddetto Gru. Prigozhin dal 2017 ha un ruolo importante in Libia e in Siria, ma si sta spostando verso il Centrafrica, dove controlla miniere di diamanti e di oro, aree e porti strategici. Ha un ruolo importante anche dal punto di vista politico, contatti con le leadership in questi teatri. In questo momento, per esempio, in Sudan, sta supportando Dagalo. Una presenza molto utile per preservare gli asset, gli interessi russi economici e politici in Africa. Prigozhin nelle trattative con Putin metterà sul tavolo anche l’importante ruolo che la Wagner svolge in Africa per la Russia.
Quali sono i rapporti dei russi con Dbeibah e Haftar e che ruolo possono giocare nella possibile riunificazione? Hanno interesse a promuoverla o possono finire per ostacolarla?
La Russia ha rapporti con Haftar dal 2017, si basano sul supporto militare e logistico, per acquisire peso nel teatro libico e assicurarsi importanti affari anche in termini di costruzioni, di infrastrutture, vendita di armamenti. Il generale Haftar in questo è stato utile alla Russia così come la Russia è stata utile a lui quando nel 2019 tentò di avanzare verso Tripoli, senza riuscirci. Dall’altra parte, con il Governo di Dbeibah, i rapporti sono stati molto distaccati, anche perché quest’ultimo è vicino alla Turchia. Va detto che Russia e Turchia, nonostante il conflitto in Ucraina, sono due potenze che dialogano. Anche questa potrebbe essere una mossa tattica russa: riuscire a dialogare con l’Ovest libico, dove è fortemente presente la Turchia, per creare un asse che possa escludere l’Europa ed altri attori. Questo anche come contromossa al ruolo che Usa ed Europa stanno giocando nel conflitto in Ucraina, sostenendo Kiev contro l’invasione russa.
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