Cosa sta succedendo veramente sul campo in Ucraina? Le notizie a disposizione riflettono ovviamente gli interessi delle due parti, ma è evidente, anche attraverso le immagini satellitari, che l’esercito russo da giorni non fa progressi vistosi sul terreno. A cominciare dalla famosa colonna di mezzi diretta a Kiev lunga sessanta chilometri e ferma da giorni, mentre in altri zone le truppe russe si sono accampate per assediare città, come Mariupol, in attesa di farle cadere con i bombardamenti e senza combattimenti di terra.
“Da quel che ci è dato capire le truppe russe” ci ha detto il generale Vincenzo Camporini, già capo di Stato maggiore dell’aeronautica e della difesa, oggi Consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, “stanno effettivamente incontrando difficoltà che non si aspettavano di trovare, non solo per la resistenza dei soldati ucraini, superiore alle aspettative, ma anche per le difficoltà logistiche nei rifornimenti, che starebbero fermando l’avanzata”.
Il portavoce del Pentagono, John Kirby, ha detto di ritenere che negli ultimi giorni le truppe russe non abbiano compiuto alcun progresso sul terreno. Secondo lei, è una dichiarazione che corrisponde a verità?
Questa è la sensazione che si ha leggendo le notizie e i bollettini che arrivano, ovviamente, da parte ucraina e americana. Kiev non è stata ancora presa, mentre altre località sono assediate, come Mariupol, oppure sembravano cadute e invece sarebbero tornate in mano ucraina. Le truppe russe sembra che stiano effettivamente incontrando difficoltà che non si aspettavano e i loro movimenti sul terreno sono molto rallentati. Potrebbero esserci anche motivazioni di carattere logistico. Pensiamo, per esempio, alla lunga colonna di mezzi di circa 60 chilometri che si sta muovendo in direzione di Kiev. Dal punto di vista dell’impiego operativo qualche perplessità la suscita.
In che senso?
Nel senso che ci potrebbero essere problemi nel rifornimento del carburante o addirittura di viveri per i soldati. Sono difficoltà che si percepiscono. E se questo sia dovuto a una sottovalutazione iniziale del comando russo o a problemi organizzativi seri lo vedremo solo nei prossimi giorni.
La resistenza ucraina è più agguerrita del previsto?
Putin stesso aveva assicurato a Xi Jinping che l’occupazione sarebbe stata effettuata in 48 ore. Le 48 ore sono passate e altre continuano a passarne. Il che significa che Putin e gli alti comandi russi non si attendevano una tale reazione da parte dell’esercito ucraino né da parte del governo di Kiev. Pensavano che si sarebbero sciolti come neve al sole. Così non è stato e adesso assistiamo a un serio problema organizzativo. Un paese che si rivolta contro il suo invasore crea un problema di controllo del territorio che certamente non era stato previsto dai russi in fase di pianificazione dell’attacco.
Intanto si segnala l’arrivo di mercenari dall’Occidente e dalla Siria. La presenza di queste milizie può portare a una recrudescenza ulteriore del conflitto?
Direi di sì. Purtroppo l’esperienza del passato ci dice che il livello di disumanità della guerra tende a crescere quando si fa ricorso a mercenari specializzati, che si muovono solo per ragioni economiche.
Si parla anche di unità russe per la lotta psicologica, che si stanno infiltrando tra i civili con lo scopo di intimidirli e terrorizzarli. È così?
Purtroppo vedo un futuro piuttosto cupo per l’Ucraina, che alla fine non resisterà all’avanzata russa, anche se si attrezzerà a un periodo di guerriglia su tutto il territorio. Questo metterebbe in difficoltà qualsiasi unità dislocata. L’Ucraina ha una superficie molto vasta, una popolazione di 40 milioni di abitanti, e la Russia non sta facendo molto per attirare la simpatia di queste persone.
I combattimenti sono quindi destinati a durare ancora a lungo?
Temo che la guerra non sarà breve. Vedremo cosa succederà non tanto nelle trattative in atto, ma quando si incontreranno fra qualche giorno il ministro russo Lavrov, che ha una delega piuttosto ampia per trattare, e il ministro degli Esteri ucraino Kuleba. Un incontro che speriamo possa avere possibilità di successo.
(Paolo Vites)
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