Si infittisce il mistero attorno alla missione Covid in Italia della Russia. Dopo il retroscena del Corriere della Sera, secondo cui Mosca avrebbe lanciato un attacco al nostro Paese minacciando di svelare accordo tra Vladimir Putin e Giuseppe Conte, viene lanciata la notizia di un incontro segreto. A parlarne è Fiorenza Sarzanini sulle colonne dello stesso quotidiano, spiegando che nel marzo 2020, quindi in piena emergenza Covid, ci fu un incontro riservato tra Russia e Italia. Rimasta finora segreta, ha avuto come protagonisti la delegazione guidata dal generale Sergey Kikot, vice comandante del reparto di difesa chimica, radiologica, biologica dell’esercito russo, e gli italiani che si stavano occupando dell’emergenza sanitaria.
L’incontro è avvenuto in una foresteria del ministero della Difesa, alla presenza del generale Luciano Portolano, all’epoca comandante del Comando operativo interforze (Coi) e i vertici del Comitato tecnico scientifico (Cts), cioè Agostino Miozzo e Fabio Ciciliano. Avrebbero discusso delle attività che il contingente russo poteva svolgere in Italia. In quell’occasione Kikot chiese di “sanificare l’intero territorio italiano entrando anche negli uffici pubblici e in tutte le sedi a rischio“.
“RUSSIA VOLEVA SANIFICARE TUTTA ITALIA”
La delegazione italiana, secondo la ricostruzione del Corriere, avrebbe mostrato resistenze, quindi Kikot sarebbe stato esplicito: “Siamo qui sulla base di un accordo politico di altissimo livello. Dunque possiamo fare qualsiasi cosa per aiutarvi“. Ci fu un rifiuto netto: il generale Luciano Portolano e Agostino Mozzo avrebbero chiarito che gli interventi dovevano riguardare solo ospedali e Rsa. Quel che non è chiaro è cosa abbia ottenuto dopo la Russia. L’incontro è stato organizzato da Palazzo Chigi dopo una telefonata tra l’allora presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il presidente russo Vladimir Putin. Così il 22 marzo all’aeroporto militare di Pratica di Mare, vicino Roma, atterrò il volo con militari e scienziati russi. A Miozzo e Ciciliano fu chiesto di partecipare come responsabili Cts per pianificare gli interventi. “L’esordio di Kikot fu particolarmente intrusivo, ruvido. Parlava come se dovessero bonificare Chernobyl dopo l’esplosione nucleare. Ci disse che gli accordi di alto livello prevedevano sanificazioni su tutto il territorio e disse che loro intendevano sanificare tutti gli edifici, compresi quelli pubblici“, ha raccontato Miozzo al Corriere, confermando l’incontro.
LE RIVELAZIONI DI AGOSTINO MIOZZO
A quel punto decisero di interrompere i colloqui. “Con Portolano decidemmo di non cedere e alla fine di quel pomeriggio comunicammo la nostra posizione. In seguito ci fu confermato che avevano sanificato molte strade“, ha aggiunto Agostino Miozzo al Corriere. Quel che sarebbe accaduto dopo si conosce solo in parte. In Lombardia rimasero due mesi, nei quali collaborarono con le strutture sanitaria con libero accesso ai reparti. Mesi dopo il New Yorker scrisse che avevano “elaborato il Dna di un cittadino russo risultato positivo in Italia per le ricerche sullo Sputnik“. Nell’aprile 2021 fu chiuso un accordo per la sperimentazione del vaccino Sputnik presso l’Istituto Spallanzani di Roma, nonostante non fosse ancora approvato dall’Ema. Collaborazione interrotta giorni fa, tre settimane dopo l’invasione della Russia in Ucraina. Ma non è chiaro cosa prevedesse l’accordo di “altissimo livello politico” di cui parlò il generale Kikot e a quali informazioni sanitarie abbiano avuto accesso i russi. Tutti aspetti che andrebbero approfonditi anche per comprendere meglio “la minaccia di Alexei Vladimorovic Paramonov riguardi il disvelamento dei patti siglati all’epoca“, conclude il Corriere.