Nella Russia che dovrebbe essere nel pieno di una crisi economica, secondo il Centre for Research on Energy and Clean Air (Crea), si è toccato nel 2023 il record assoluto di vendita di petrolio greggio all’estero. Insomma, nonostante l’Occidente fosse certo di impedire le principali fonti di guadagno per il Cremlino, colpendolo nelle sue principali produzioni, in realtà sembra che non vi sia stato alcun tipo di riflesso concreto nell’economia russa.



Come se il dato già di per sé non fosse allarmante, la Russia non solo ha segnato il record di vendite del petrolio, ma continua anche a venderlo a quello stesso Occidente che era, fino ad un paio di anni fa, certo di poterne fare a meno. Insomma, una doppia vittoria per Putin, nonché una doppia sconfitta per l’Occidente, che secondo il Crea è peraltro cosciente di star riacquistando, su mercati terzi, un prodotto quasi certamente russo. Concretamente, infatti, nonostante le sanzioni la Russia continua a vendere petrolio agli stati che non le hanno imposte (India e Turchia soprattutto), che poi tramite aziende terze, o anche di proprietà russa, che lo usano per raffinare prodotti petroliferi, rivendendolo in Occidente.



Crea: “Russia ha venduto petrolio per 37 miliardi di dollari”

Secondo il Crea, nel 2023 la Russia ha venduto complessivamente 37 miliardi di dollari di petrolio greggio. “Un aumento”, si legge nel rapporto, “del 44% su base annua delle importazioni di prodotti petroliferi da parte dei Paesi sanzionatori, in termini di volume”. Complessivamente, allo stato attuale, nei paesi occidentali che hanno imposto sanzioni contro Mosca, circola circa il 3% di prodotti petroliferi ottenuti a partire dal greggio russo, pari a 8,5 miliardi di euro.

Secondo un rapporto dell’Ong Global Witness, invece, l’Europa ha importato 130 milioni di barili prodotti petroliferi raffinati a partire dal petrolio greggio della Russia, generando 1,1 miliardi di euro per il Cremlino. Negli USA, invece, le importazioni sono pari a 1,6 miliardi di euro, secondo Global Witness, generando ulteriormente un controvalore di 2,6 miliardi di euro reimportati dagli USA in UE. Insomma, seppur da quasi tre anni la Russia vive in regime sanzionatorio, specialmente per petrolio e gas, secondo il Crea si dovrebbe lavorare ad una politica restrittiva anche sui prodotti raffinati creati a partire dal greggio russo. Ipotesi, questa, che non è mai stata presa in considerazione, forse anche in virtù di un qualche interesse occidentale.