In un recente articolo a proposito del fatto che Putin ha rievocato lo spettro della guerra nucleare, concludevo con una domanda rivolta a noi credenti: comunque vada, siamo pronti all’ipotesi, neanche tanto malvagia, di andare in Paradiso? In questi giorni l’agenzia russa VCIOM ha realizzato un sondaggio sull’appartenenza religiosa dei russi, pubblicando poi le statistiche dei sondaggi precedenti già fatti a partire dal non lontano 2017.
Faccio una premessa prima di commentare i dati. In Russia, e, in generale, nei Paesi dell’ex Unione Sovietica, le persone spesso sentono la propria appartenenza religiosa come un aspetto secondario della propria appartenenza etnica. Tanto per capirci, ad esempio, quando nel 1995 la neonata Repubblica del Kazakistan fece una specie di primo grande censimento nazionale, venne posta ai cittadini la domanda se credessero, o meno, in Dio. Risultò che ben il 70% si dichiarava ateo. Alla successiva domanda, a cui a rigore di logica doveva rispondere solo il restante 30%, in verità risposero praticamente tutti, e il 50% affermò di essere musulmano. Del resto, a ben vedere, anche da noi non è detto che tra la massa dei battezzati non ci siano non credenti…
Veniamo ai dati della VCIOM. Il 66% degli intervistati si dicono ortodossi. Nel 2017 erano il 75%. Il 6%, esattamente come nel 2017, si dicono musulmani. Bisogna tenere conto che alla Federazione Russa appartengono diverse e popolose repubbliche con una maggioranza di abitanti di tradizione islamica, come il Tatarstan, il Daghestan, la Cecenia, eccetera. Proprio per questo, quel 6% mi sembra un po’ poco e mi fa pensare che l’inchiesta sia stata svolta prevalentemente nelle grandi città russe.
C’è poi un 1% di buddisti, un 1% abbondante di appartenenti alle varie chiese protestanti e meno dell’1% di cattolici. Molti di loro, dopo il dissolvimento dell’URSS, essendo di etnia tedesca o polacca, prima gli uni, poi gli altri, hanno preferito emigrare nella terra dei loro avi, anche grazie a speciali programmi della Germania e della Polonia. Il mito del benessere occidentale ha suggerito anche a molti discendenti dei “martiri della fede” di fare una scelta di una prospettiva migliore per i loro figli.
Nel sondaggio non appaiono presenze significative di ebrei. È vero che negli anni scorsi molti di loro hanno scelto di emigrare nella terra promessa di Israele, dove spesso rappresentano una buona parte dei tradizionalisti, ma non posso dimenticare che nei lager di Stalin erano almeno il 16% (il dato è presente nel museo dei lager di Alzhir e Dolinka). Possibile che siano tutti spariti? Oppure, dopo la lotta agli oligarchi amici di Eltsin fatta da Putin (in gran parte erano ebrei) non è tanto conveniente anche oggi dichiararsi ebreo in Russia?
Il dato comunque più impressionante è quello della percentuale di coloro che si dichiarano non credenti. Se nel 2017 erano il 7%, ora sono il 13%. Se poi si tiene conto della fascia d’età dai 18 ai 24 anni, la percentuale sale al 31%. Per carità, come già ho accennato, non è che in Occidente la percentuale dei giovani non credenti sarebbe minore. D’altra parte mi pare che oggi la mancanza di fede si debba registrare non solo per l’ideale religioso. Chi sarebbe oggi disposto a sacrificarsi, fino in fondo, per un ideale che non sia il benessere? (“Siam pronti alla morte, l’Italia chiamò!”).
In questo senso mi è venuto in mente l’Obelisco dedicato ai tempi della Rivoluzione russa nel Giardino Aleksandrovskij, situato poco fuori dalle mura del Cremlino. Era dedicato ai “celebri pensatori” antesignani della Rivoluzione, i cui nomi erano incisi sull’Obelisco. Tra loro, tra Marx, Engels, ecc., si trovava, e proprio alla sommità dell’Obelisco, come antesignano dei rivoluzionari, sir Thomas More, autore della celebre Utopia. Questo statista, martire della Chiesa cattolica e dal 1980, paradossalmente, proclamato martire anche dalla Chiesa anglicana, potrebbe essere riscoperto e indicato, anche con la benedizione di Putin, a tanti giovani in cerca di un ideale a cui dedicare la propria vita. E non solo qualche ora di protesta.
P.S.: Questo articolo è stato scritto ieri pomeriggio, quando non potevo immaginare quello che è avvenuto ieri sera a Mosca. Qualcuno, nelle repubbliche a maggioranza islamica che fanno parte della Federazione Russa, potrebbe avere giocato la carta dell’indipendentismo.
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