La Russia non è uno Stato terrorista: lo hanno stabilito i giudici del massimo tribunale delle Nazioni Unite, la Corte internazionale di giustizia, con una sentenza di 117 pagine che mette la parola fine alla controversia avviata dall’Ucraina nel gennaio 2017, che accusava il Cremlino di aver violato il trattato antiterrorismo finanziando i separatisti filorussi nelle regioni di Luhansk e Donetsk (mentre ne pende un’altra che riguarda l’invasione). Sono sette le questioni su cui sono intervenuti i giudici, e riguardano eventi verificatisi a partire dal 2014 nell’Ucraina orientale e nella penisola di Crimea. Il collegio ha riconosciuto, ad esempio, che la Russia ha violato alcuni elementi del trattato antiterrorismo dell’Onu, affermando che Mosca non ha indagato sulle accuse plausibili che alcuni fondi siano stati inviati dalla Russia all’Ucraina per finanziare attività terroristiche. “Non avendo adottato misure per indagare sui fatti contenuti nelle informazioni ricevute dall’Ucraina relative a persone che avrebbero commesso un reato di cui all’articolo 2 della Convenzione internazionale per la repressione del finanziamento del terrorismo“, la Russia ha violato l’obbligo previsto dall’articolo 9 del trattato.
Pertanto, il collegio ha ordinato al Cremlino di indagare su qualsiasi accusa plausibile di finanziamento del terrorismo. D’altra parte, ha rifiutato di pronunciarsi sulle accuse mosse da Kiev, secondo cui Mosca sarebbe responsabile dell’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines sull’Ucraina orientale nel 2014, poiché le violazioni di finanziamento del terrorismo si applicano solo al sostegno monetario e finanziario, non alla fornitura di armi o all’addestramento come sostenuto dall’Ucraina. La Russia ha sempre negato ogni responsabilità nell’abbattimento del volo, anche se nel 2022 un tribunale olandese ha condannato all’ergastolo due russi e un ucraino filo-russo per il presunto ruolo svolto nell’attacco.
AJA: NIENTE RISARCIMENTO PER L’UCRAINA
Per quanto riguarda le azioni della Russia in Crimea dopo il 2014, nella stessa sentenza è stato stabilito che Mosca ha violato la Convenzione per l’eliminazione della discriminazione razziale nel modo in cui ha attuato il suo sistema educativo relativo ai programmi di studio in lingua ucraina. A proposito della Crimea, l’Ucraina aveva affermato che la Russia stava cercando di cancellare la cultura dell’etnia tatara e degli ucraini. L’Aja ha respinto tutte le richieste relative ai tartari, ma ha ritenuto che Mosca non abbia fatto abbastanza per sostenere l’istruzione in lingua ucraina.
La Corte internazionale di giustizia ha, inoltre, stabilito che la Russia ha violato gli obblighi previsti dall’ordine di misure provvisorie emesso dal tribunale nell’aprile 2017, tra cui quello di astenersi da qualsiasi azione che possa aggravare la controversia o renderla più difficile da risolvere. Queste decisioni rappresentano una brusca battuta d’arresto per Kiev, le cui richieste di risarcimento per le violazioni sono state respinte.
LE REAZIONI DI UCRAINA E RUSSIA ALLA SENTENZA DELL’AJA
Ma Anton Korynevych, rappresentante dell’Ucraina, ha sottolineato che la sentenza è comunque importante per Kiev, perché stabilisce che la Russia ha violato il diritto internazionale. “È la prima volta che ufficialmente e legalmente la Russia viene definita un violatore del diritto internazionale“, ha dichiarato dopo la sentenza, che è definita e senza appello. Diversa la posizione della Russia. “La Corte internazionale di giustizia non ha seguito l’esempio di Kiev e ha sostanzialmente rifiutato di riconoscere la Russia come ‘stato aggressore’. La corte ha anche respinto le insinuazioni ucraine secondo cui DPR e LPR sarebbero organizzazioni terroristiche“, afferma un comunicato ufficiale del ministero degli Esteri Russo.
“Queste conclusioni sono di particolare importanza alla luce del fatto che con la sentenza della Corte Kiev sperava di sostenere le sue richieste per il trasferimento dei beni russi rubati in Occidente e l’introduzione di restrizioni internazionali contro la Russia“. Invece, la conclusione dell’Aja secondo cui la Russia non avrebbe indagato adeguatamente in due casi sulle attività di individui che, secondo l’Ucraina, raccoglievano fondi in Russia per aiutare la popolazione del Donbass, “è stata accolta con sconcerto. La Corte ha dovuto andare contro la propria pratica e fissare un livello senza precedenti basso per dimostrare l’applicabilità della Convenzione sul finanziamento del terrorismo in completa assenza di segnali di terrorismo o del suo finanziamento“.