Nikolaj Rybakov, presidente russo di Yabloko, partito fondato da Grigorij Javlinskij, è stato intervistato dai microfoni de L’Avvenire, in merito alle recenti elezioni nella sua terra che hanno visto la vittoria, scontata di Vladimir Putin. Rybaokv si domanda: «Migliaia di nostri rappresentanti di partito sono stati membri di commissioni elettorali distrettuali locali (dove si vota direttamente). Ma il sistema in Russia è ormai strutturato in modo che tutte le decisioni vengono prese prima. Se nella lista ci sono Putin e tre persone che hanno la stessa posizione politica e lo sostengono attivamente a che servono le votazioni?».



Rybakov, in prima fila da anni contro Vladimir Putin, si è poi concentrato sul recente sanguinario attentato fuori Mosca rivendicato dall’Isis-K: «È troppo presto per parlare di come ciò sia diventato possibile e di quali saranno le conseguenze. Purtroppo nessuno di noi è al sicuro, basti ricordare il Bataclan di Parigi nel 2015. Il terrorismo è davvero una delle sfide principali che l’umanità deve affrontare. Se riusciremo a superare questa piaga, non lo so. Nessuno può combattere questo male da solo».



RYBAKOV: “SIAMO GLI UNICI CHE DIFENDONO PACE E LIBERTA’ IN RUSSIA”

Rybakov è leader di uno dei pochi partiti russi che si è schierato contro la guerra: «Siamo l’unico gruppo organizzato di persone rimasto in Russia che difende la pace e la libertà – precisa – i diritti umani e le normali relazioni di buon vicinato con altri Paesi. Stiamo facendo tutto il possibile per unire le persone che in Russia rifiutano l’aggressività, la rabbia, il nazionalismo e il populismo. La crescita di nazionalismi estremi e il populismo ritardano non solo un futuro migliore in Europa ma anche per la Russia, il nostro futuro comune», ricordando come «La Russia è sempre stata, è e sarà uno Stato europeo. Sia geograficamente che culturalmente. Nessuno può negarlo. Il nostro destino è stare insieme».



RYBAKOV: “LE PERSONE IN RUSSIA VIVONO UNA SITUAZIONE DIFFICILE”

Il politico nel contempo cerca di difendere in qualche modo i russi che negli ultimi due anni sono stati spesso additati in maniere fin troppo generalizzata: «È importante capire che le persone in Russia si trovano in una situazione estremamente difficile e incolparle di vivere in Russia e di non essere in grado di cambiare la situazione è ingiusto. Se ammettiamo che in Russia esiste un rigido regime autoritario, allora dobbiamo ammettere che è molto difficile per le persone viverci».

L’appello di Rybakov ai leader politici e ai cittadini europei è di «fare tutto il possibile adesso per fermare la perdita di vite umane», ricordando come il passo più grande contro la repressione sia «la pace e la fine della perdita di vite umane. Non una sorta di “vittoria”, ma la fine della perdita di vite umane nello spargimento di sangue tra Russia e Ucraina». Secondo il politico russo la vittoria non è più possibile, sottolineando che «se nel ventesimo secolo, dopo due guerre mondiali, i politici non sono stati in grado di risolvere il conflitto senza armi, allora tutti hanno già perso. Dobbiamo fermarci. Nessuno leader mondiale responsabile di decisioni politiche nei propri Paesi cerca un cessate il fuoco immediato. In questo contesto, forse l’unica eccezione è papa Francesco. Perché la vita umana non è un valore assoluto per tutti gli altri?».