La Russia nella giornata di oggi ha interrotto il silenzio in merito alla questione dello stop alle esportazioni di grano ucraino, garantite da un accordo, chiamato del Mar Nero, che aveva stabilito un corridoio sicuro per le navi di Kiev verso l’occidente. Lo scopo dell’accordo era quello di garantire ai paesi in via di sviluppo un accesso sicuro e costante al grano, mentre da parte dell’Ucraina era un modo per sostenere la sua economia in guerra. La Russia, però, si è ritirata dagli accordi, facendoli di fatto cadere, lamentando che le Nazioni Unite non avessero rispettato le sue richieste, ovvero la rimozioni dei limiti sulle esportazioni russe di cerali e fertilizzanti.



Russia: “Regaleremo il nostro grano all’Africa”

Insomma, La Russia, per mezzo del portavoce Dmitry Peskov, si è detta pronta a “una sostituzione gratuita del grano ucraino per i Paesi che ne hanno bisogno” sottolineando che “stiamo interagendo con i nostri partner africani”. La questione del grano sarà centrale, ha dichiarato Peskov, nell’ambito del summit previsto a fine mese a San Pietroburgo, spiegando che “sarà l’occasione per parlare di tutti questi problemi”.



Secondo la Russia, inoltre, l’interruzione degli accordi sul grano è stata motivata dal fatto che “il regime di Kiev ha usato i corridoi per scopi militari“, sottolineando che “è un aspetto molto importante che non va dimenticato”. È arrivata anche un’accusa contro i Paesi Europei, la cui posizione è stata definita “inconcepibile”, facendo il verso al segretario di Stato americano Antony Blinken che ieri aveva definito con lo stesso termine in ritiro della Russia dagli accordi. Pekov ha sottolineato il fatto che il Cremlino “ha adempito ai suoi obblighi e ha prorogato l’accordo più volte, nonostante il fatto che le richieste russe non siamo mai state attuate”. Secondo la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, “non accetteremo più assicurazioni e promesse, o qualche sprezzante iniziativa dell’ultimo minuto mirata solo a farci dire ‘sì’. Solo risultati concreti. E quando verranno presentati tali risultati concreti, solo allora, forse, sarà possibile pensare di tornare a questo accordo”. 

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