Sempre più spesso si ipotizzano scenari di tregua o, addirittura, di pace, nella guerra tra Russia e Ucraina. Tutti questi scenari hanno un difetto: quello di fare i conti senza il proverbiale oste, ossia Putin e la sua corte. Detto francamente, risulta arduo pensare a una pace tra Russia e Occidente dopo che le armi occidentali hanno ucciso o mutilato mezzo milione di cittadini russi e l’oltranzismo del Cremlino ha, quindi, solide motivazioni. Del resto nemmeno il Cremlino, in questo momento, ipotizza trattative, come correttamente riportato su queste pagine da Gianandrea Gaiani. Ma allora, di che pace parliamo? E perché continuiamo a considerare questa guerra solo con il nostro punto di vista, senza fare riferimento a ciò che Putin e i suoi dichiarano ogni giorno? Ed è impressionante constatare che le dichiarazioni dei responsabili russi facciano meno notizia di quelle di Zelenskij, come se si volesse ignorare una verità troppo spiacevole.
Il ministro degli Esteri russo Sergej Lavrov ha dimostrato più volte di essere di diverse spanne superiore ai suoi antagonisti occidentali. Così, il 22 gennaio, Lavrov ha dichiarato al Consiglio di Sicurezza ONU che fornire armi all’Ucraina prolunga la sua agonia e impedisce l’inizio di un percorso di pace. Un messaggio che ha un unico scopo: far leva sul mondo politico occidentale per far cessare gli aiuti e costringere Kyiv alla resa. Sempre Lavrov, il 18 gennaio, aveva accusato Italia, Germania e Giappone di tornare al fascismo per non aver votato una mozione russa contro il nazismo: la mozione era, chiaramente, finalizzata a una giustificazione della “denazificazione” dell’Ucraina. Ancora una volta, però, l’iniziativa della propaganda è in mano russa e viene giocata in modo sapiente di fronte all’afasia occidentale.
La posizione di Lavrov è stata supportata dall’intervento di Maria Zakharova a commento dei saluti fascisti ad Acca Larentia. “L’Occidente appoggia Kiev anche perché in Ucraina al potere sono saliti i neonazisti, così amati e coccolati nei Paesi della Nato”, spingendosi a dire che “l’Occidente odia la Russia per la sua posizione di principio, che prevede il rifiuto del neonazismo… si stanno vendicando proprio di questo, portando avanti, con le mani del regime di Kiev, una guerra ibrida contro il nostro Paese”. Secondo la Zakharova, il saluto fascista di Acca Larentia sarebbe stato accompagnato da un “Sieg heil” (il che è palesemente falso,) mentre la conduttrice Olga Skabeeva ha aggiunto che “davanti ai nostri occhi l’Europa sta tornando alle sue radici e alle sue origini”
Lettura confermata addirittura dal presidente della Duma Vyaceslava Volodin che, il 27 gennaio, ha dichiarato su Telegram che l’ideologia fascista sta diventando la norma per i leaders della NATO, indicando come responsabili del genocidio in Ucraina i nazisti Biden, il primo ministro canadese Trudeau, l’inglese Sunak, Macron e Scholz, aggiungendo che il crescente movimento fascista porterà a una guerra mondiale.
Chapeau alla propaganda russa! L’operazione geniale sta nell’accusare i Paesi occidentali di essere filonazisti di ritorno quando sono le frange estremiste di destra, in Europa, a essere filorusse (si veda, ad esempio, il reportagesulla manifestazione di “Lealtà ed Azione” a Milano del dicembre scorso). I neofascisti europei svolgono, così due compiti graditi al Cremlino: fanno propaganda filoputiniana nei propri Paesi, ma sono considerati dai russi come nemico esecrabile e rappresentante di tutta l’Europa. Una nota conclusiva: il regime di Putin gode dell’appoggio di simpatizzanti fascisti e nazisti dichiarati come il defunto Dmitry Utkin, capo della Wagner con Prigozhin, che sfoggiava svastiche e rune naziste tatuate sul petto e sul collo: una mossa che rientra al punto 9 (“Accusare il nemico di fare quel che voi state facendo per confondere il dibattito”) delle linee guida elencate in un mio precedente articolo.
Nel frattempo Putin, in seguito all’espulsione dalla Lettonia di un cittadino russo, ha dichiarato, il 17 gennaio scorso, che quanto accade nei Paesi Baltici è “una questione relativa alla sicurezza nazionale”. Il fatto che i cittadini russi siano il 25% della popolazione estone e il 27% di quella lettone (mentre sono solo il 6% di quella lituana) sollecita i Paesi baltici a predisporre piani di difesa da attuare con estrema urgenza.
Infine, il 18 gennaio, un’esercitazione di guerra elettronica condotta dai russi ha spento i GPS in mezza Polonia oltre che nel critico corridoio di Suwalki tra la Bielorussia e l’exclave di Kaliningrad.
Un mantra che viene ripetuto da analisti e commentatori italiani in queste settimane è che la Russia stia vincendo la guerra e qualcuno sostiene l’abbia già praticamente vinta (punto 4 delle linee guida sopra citate). Pur essendo reali le gravi difficoltà ucraine, come già evidenziato su queste pagine, è interessante notare come non si dia sufficiente risalto alle difficoltà russe: il rafforzamento della repressione nei confronti di quanti criticano la guerra (“San Pietroburgo colpita ancora. Vietato criticare l’esercito russo”, Il Manifesto, 23 gennaio 2024), così come la fuga dalla Russia di 2.500 accademici a partire dallo scoppio del conflitto (“Fuga dei cervelli: da febbraio 2022 almeno 2500 accademici hanno lasciato la Russia”, Il Fatto Quotidiano, 19 gennaio 2024) o gli attacchi di droni ucraini ai depositi di gas. Molti ricorderanno come la propaganda russa aveva profetizzato agli europei, alla fine del 2022, un inverno senza riscaldamento. Ebbene è proprio ciò che sta accadendo in Russia, dove una serie di guasti hanno messo fuori uso infrastrutture vetuste e per le quali non è stato speso abbastanza (“La lunga serie di guasti agli impianti di riscaldamento in Russia”, Agi, 17 gennaio)
Tali carenze, unite alle crescenti perdite umane sul fronte ucraino, non lasciano il popolo russo indifferente e molti hanno ancora il coraggio di protestare, nonostante la certezza di essere arrestati. Fail Alsynov, trentasettenne, ambientalista, noto per essersi battuto per una maggiore autonomia della Baschiria e la difesa della lingua locale è stato condannato, il 17 gennaio, a quattro anni di carcere per aver dichiarato che la guerra in Ucraina non è la guerra dei baschiri, inviati come carne da cannone al fronte. Al momento della condanna, migliaia di suoi connazionali hanno protestato prima di essere dispersi dalla milizia. In altre zone della Russia le mogli degli uomini al fronte chiedono il loro ritorno.
Cosa accada a coloro che irritano il potere è abbastanza scontato. Nel mio libro di prossima uscita ho elencato i nomi e le cause di morte di 60 oligarchi o esponenti governativi e militari deceduti dal gennaio 2022 a oggi. Le cause sono le più disparate ma alcune sono ricorrenti: suicidio, caduta dai balconi o dalla tromba delle scale, malattie improvvise e misteriose, arresto cardiaco (anche se non si sa bene da cosa questo sia provocato). Non così per l’ultima morte misteriosa, quella del giornalista Alexander Rybin, trovato morto lungo una strada nella regione di Rostov. Rybin aveva combattuto coi separatisti filorussi nel 2013 e 2014 ma aveva denunciato la corruzione nella ricostruzione (peraltro parziale) di Mariupol.
Stranamente è passata inosservata in Italia una notizia lanciata dall’Agenzia Reuters secondo la quale Elvira Nabiullina, intelligente e capace governatrice della Banca centrale russa, è scomparsa dalla circolazione ed è attualmente ricoverata in una clinica di Mosca. Il portavoce Peskov ha augurato a Nabiullina di rimettersi in forze e ha stigmatizzato ogni speculazione come “impropria”.
Per finire sarà interessante seguire gli sviluppi delle indagini sul disastro aereo del 24 gennaio dove, secondo il Cremlino, sarebbero morti 65 prigionieri di guerra ucraini che venivano trasportati per essere liberati. Immediatamente Lavrov si è mosso chiedendo la convocazione del Consiglio di sicurezza, definendo l’abbattimento dell’Ilyushin da trasporto un atto di terrorismo. L’obbiettivo di Lavrov è quello di impedire il rifornimento di missili antiaerei all’Ucraina dato l’uso criminale che, secondo i russi, ne viene fatto. Dalle immagini del disastro non si rilevano cadaveri in gran numero e neppure esplosioni secondarie. Probabilmente l’aereo non trasportava prigionieri e nemmeno munizioni, come sostenuto dagli ucraini. Resta evidente il tentativo di modellare l’opinione pubblica occidentale spingendola a negare l’invio di armi in Ucraina per tenersele per l’autodifesa.
Ma il dato più preoccupante è la chiusura del discorso tenuto da Putin a San Pietroburgo il 27 gennaio, dove ha accusato gli Stati baltici di perseguitare e considerare subumani decine di migliaia di cittadini russi, privandoli dei diritti fondamentali e alcuni stati europei di russofobia. “Faremo – ha concluso – tutto ciò che possiamo per fermare e sradicare il nazismo. I seguaci dei carnefici nazisti, non importa come si chiamino oggi, sono condannati. Nulla può impedire il desiderio di vera libertà, giustizia, pace e sicurezza di milioni di persone in Russia e in tutto il pianeta”. E che nessuno, in Italia, abbia dato risalto a questa dichiarazione di guerra è già uno scandalo di per sé e la manifestazione della nostra viltà.
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