“L’UCRAINA COME LA CRISI DI CUBA”
Tra Covid e Quirinale in Italia sembra quasi non attecchire sul fronte dell’informazione (e pure nella coscienza dei cittadini) la grave minaccia geopolitica in atto tra l’Ucraina e il Kazakistan. Negli Stati Uniti invece tale minaccia è sulle prime pagine di tutti i giornali, a cominciare dal più noto e autorevole: il New York Times oggi arriva a paragonare la situazione di Kiev e lo scontro a distanza tra Usa e Russia come una “nuova” crisi di Cuba come nel 1962.
La famosa “crisi dei missili” che vedeva l’URSS puntare tutto sulla minaccia nucleare per portare il livello della guerra fredda ad un punto di quasi non ritorno: ecco che dalla Russia, spiega il NYT, vi sarebbe la “minaccia” di spostare nuovamente le armi nucleari vicino alle coste degli Stati Uniti qualora non fossero soddisfatte le richieste di Putin circa la crisi ucraina tutt’altro che risolta. A dirlo sarebbero stati i funzionari russi a margine delle frenetiche (e finora fallimentari) trattative tra Mosca e l’Occidente (la scorsa settimana l’ultimo meeting): «Putin potrebbe perseguire gli interessi di sicurezza della Russia in modalità diverse», scrive il New York Times citando fonti diplomatiche americane, «Ci sono stati suggerimenti, mai esplicitati, che le armi nucleari potrebbero essere spostate».
CAOS UCRAINA, TORNA LA CRISI DA GUERRA FREDDA?
Insomma, Putin sarebbe anche pronto a spostare i missili nucleari vicino agli States qualora la crisi ucraina non dovesse trovare uno sbocco diplomatico soddisfacente per la Russia: «l’Occidente e la Russia restano su posizioni totalmente differenti» ha fatto sapere il Cremlino dopo una settimana di colloqui. Certo, viene registrata la positiva chiacchierata sulla riduzione dei rischi da incidente militari, così come una maggiore trasparenza tra Nato e Russia in Europa, infine il «controllo e la riduzione degli armamenti»: di questo ha parlato Julianne Smith (ambasciatrice Usa in Alleanza Atlantica) alla vigilia del Consiglio Nato-Russia, «A Ginevra si è confrontato un piccolo gruppo; ora il cerchio si allarga con la Nato e poi si allargherà ancora di più con l’Osce: questo processo è molto importante per gli Usa». Per Putin però non bastano accordi ancora così lontani da una efficace soluzione e dall’Ucraina al Kazakistan, passando per il nucleare iraniano e l’emergenza energetica europea sul gas, le “minacce” tornano ad essere ingenti. A Mosca non andrebbe giù l’avere una Ucraina “europea” in mano alla Nato, in quanto il rischio di attacchi sarebbe troppo vicino e pericoloso: di contro dunque Putin – anche tramite la sempre più emergente figura di “negoziatore inflessibile” di Sergei Ryabkov (prossimo a scalzare Lavrov dagli Esteri secondo il NYT, ndr) – punta al “ricatto” in stile crisi dei missili cubani dopo la fallita invasione della Baia dei Porci (degli Usa di Kennedy contro il regime comunista di Fidel Castro). Dimitry Peskov, portavoce del Cremlino ha dichiarato alla CNN giusto in questi giorni che «le tensioni tra la Russia e l’Alleanza atlantica si stanno avvicinando a una linea rossa per via dell’appoggio della Nato all’Ucraina. C’è qualche intesa tra di noi – ha concluso il portavoce di Putin – Ma in generale, possiamo dire che siamo su percorsi diversi, totalmente diversi, e questo non è positivo ed è preoccupante».