Dopo quasi un anno di guerra in Ucraina, sembra sempre più chiaro che la Russia e le sue industrie siano tutt’altro che indebolite dalle sanzioni. Anzi, per Mosca è un periodo di grandi profitti. È quanto analizza il quotidiano tedesco Die Welt, che ha svelato la paradossale situazione in cui è l’Occidente a soffrire per le sanzioni imposte alla Russia, mentre il Paese guidato dal Vladimir Putin sembra più prospero di prima. In particolare Vladimir Potanin, re del nickel e secondo uomo più ricco della Russia, non ha fermato i suoi profitti multimiliardari.



La Nornickel di Potanin fornisce a livello globale il 38% del palladio, il 17% di nichel e il 10% del platino richiesti dal mercato mondiale. L’Europa non ha sfiorato il suo impero con le sanzioni, che invece sono state applicate in Canada, Australia e Gran Bretagna. D’altro canto, Potanin fin dall’inizio della guerra in Ucraina ha acquistato beni a basso costo da chi cercava di disfarsene, come per esempio la Tinkoff Bank, la seconda principale banca privata della Russia, e Rosbank, l’undicesimo istituto bancario del Paese e un tempo già di proprietà di Potanin. Le mosse di Potanin gli sono valse l’appellativo di “acquirente dell’anno” da parte di Forbes e dipingono un quadro diverso rispetto a quello atteso in seguito alle sanzioni contro Mosca.



Sanzioni contro la Russia, Mosca più ricca: “accordi redditizi per acquistare aziende ben gestite”

Oleg Vyugin, economista che in passato è stato Vicepresidente della Banca Centrale Russa e capo del consiglio di sorveglianza della Borsa, è stato interpellato dal Die Welt in merito ai benefici che la Russia ha tratto dalle sanzioni imposte a livello globale. In particolare, ha spiegato come “molti russi hanno comprato aziende ben gestite, con personale qualificato e in una buona situazione finanziaria, e lo hanno fatto al prezzo più economico”. Citando l’esempio di McDonald’s, che nel mese di giugno scorso ha venduto i suoi ristoranti con 62.000 dipendenti alla società partner di Alexander Gowor.



Per l’economista Vyugin, sentito dal Die Welt, “gli accordi più redditizi sono stati conclusi nel settore manifatturiero” e hanno riguardato “aziende con tecnologie all’avanguardia, per un valore di centinaia di milioni di euro che sono state acquistate per decine di milioni di euro”. Ma c’è anche il settore della logistica, che si sta reinventando per riempire gli spazi lasciati vuoti dal commercio con l’Europa e che sta assistendo alla nascita di numerose aziende logistiche registrate all’estero – Dubai, Kazakistan, Turchia – ma incentrate sull’importazione e sull’esportazione dal territorio russo. Ed è ancora ignoto il valore del mercato delle armi. Eppure, per Sergei Guriyev, economista russo presso l’Università di studi politici di Parigi, “nel lungo periodo la Russia dovrà pagare per la guerra” e chi ha lucrato nel 2022 “avrà grandi problemi dopo un cambio di regime”.