Paolo Scaroni, deputy chairman di Rothschild & co, ha preso la parola in qualità di ospite nel corso della trasmissione di Rai Due “Restart”, condotta da Annalisa Bruchi. Il presidente del Milan ha sottolineato a chiare lettere che la Russia rischia un default economico, ma non va altresì scordato come sia il principale fornitore in Occidente di palladio, alluminio, nichel e non solo: di fatto, “siamo tutti tributari in modo importante del Paese sovietico. Una Russia isolata e che non esporta verso l’Occidente, che danni può fare a noi? Questa è la domanda che dovremmo porci”.
Le sanzioni economiche, con l’esclusione di alcuni istituti di credito russi dal sistema Swift, non sembrano creare troppi grattacapi alla nazione guidata dal presidente Vladimir Putin: “Esiste anche uno swift cinese, a cui la Russia sta rivolgendosi e, inoltre, non tutte le banche sono state escluse dal circuito (fra queste c’è anche Gazprom Bank) – ha sottolineato Scaroni –. L’esclusione dall’Occidente fa male alla Russia, ma non dobbiamo dimenticarci che c’è anche un Oriente potentissimo, che è la Cina”.
PAOLO SCARONI: “GAS? MI AGITO SE PENSO AL PROSSIMO INVERNO…”
Ancora a “Restart”, Paolo Scaroni ha dichiarato di non imputare alla politica i ritardi di questi anni nella ricerca di alternative energetiche a quella rappresentata dalla Russia, quanto piuttosto agli italiani, che “si sono opposti fisicamente a tutto. Ogni volta che c’è stata l’intenzione di fare un rigassificatore, sono scesi in piazza a protestare. Fare le leggi quando c’è la folla in piazza, come abbiamo visto con la Tav, è un problema. Se non abbiamo infrastrutture, i cittadini devono capire che poi ci troviamo con questi problemi”.
Cosa accadrebbe, adesso, se la Russia chiudesse i rubinetti del gas? “Credo che, con una serie di azioni nel breve termine, potremmo rimpiazzare 15 miliardi di metri cubi sui 30 che normalmente importiamo grazie all’azione di Di Maio in Algeria. Io sono preoccupato, però, per il prossimo inverno, che si affronta a partire dall’estate con gli stoccaggi. Certamente corriamo dei grossi rischi, perché dovremmo impiegare il gas che abbiamo per gli usi necessari e non per produrre energia elettrica, qualora la Russia sospendesse le forniture. Naturalmente, il black out elettrico è l’ultima cosa che cercheremmo di avere, ma l’erogazione di gas alle aziende che consumano molto gas verrebbero interrotte e dovremmo abbassare di due gradi le temperature nelle nostre case”.