Non si placa la guerra delle sanzioni. Ue, Usa e Gran Bretagna hanno preso una posizione netta sulla crisi in Ucraina, punendo economicamente la Russia in tutti i modi possibili. Ora Mosca passa al contrattacco: come reso noto dal ministero degli Esteri del Cremlino, sono state imposte sanzioni personale nei confronti del capo della Casa Bianca Joe Biden e del segretario di Stato Antony Blinken.



Come evidenziato dall’agenzia Interfax, le sanzioni sono state estese a molti altri funzionati e ufficiali militari di Washington. Previsto il divieto di ingresso sul territorio russo, ecco la nota ufficiale del ministero degli esteri: “In risposta a una serie di sanzioni senza precedenti che vietano, tra le altre cose, l’ingresso negli Stati Uniti per alti funzionari russi il presidente Joe Biden, il segretario di Stato Antony Blinken, il segretario alla Difesa Austin e il presidente del Joint Chiefs of Staff Milley, così come un certo numero di capi di diverse agenzie e noti personaggi americani, sono inclusi nella “stop-list” russa su base reciproca a partire dal 15 marzo di quest’anno”.



SANZIONI RUSSIA CONTRO BIDEN, BLINKEN E TRUDEAU

Specchio riflesso, in altri termini. Ma non è tutto. La Russia ha messo nel mirino anche il Canada, tra i Paesi più attivi nell’imporre sanzioni contro Mosca. Il ministero degli Esteri ha confermato misure contro il premier canadese, Justin Trudeau, e i suoi ministri degli Esteri e della Difesa. Nella “black-list” presenti anche diversi membri della Camera dei Comuni.

Un clima di altissima tensione, confermato dagli aggiornamenti di questa mattina. Il Cremlino, tramite il portavoce Dmitry Peskov, si è detto deluso dal silenzio degli Stati Uniti e dei leader occidentali sulle vittime civili provocate da un razzo lanciato dalle forze armate ucraine su Donetsk. Ecco il commento del fedelissimo di Putin: “In effetti, siamo molto, molto delusi dal fatto che né i leader europei, né la mia collega Psaki, né il presidente degli Stati Uniti Biden, i leader delle organizzazioni internazionali, la leadership della Nato, né ieri né oggi, abbiano detto nulla su Donetsk”.