Il carismatico, e famoso per la mediazione che portò alla caduta del Muro di Berlino, ex presidente della Polonia Lech Walesa (oggi 80enne), ha ragionato con Avvenire della situazione geopolitica attuale, con una Russia sempre più minacciosa e il Medio Oriente che precipita nel baratro della guerra regionale, mentre la vecchia Democrazia occidentale fatica a tenere il passo degli stravolgimenti. Decide di partire proprio da quest’ultimo punto, sottolineano che attualmente “i programmi politici non sono in grado di gestire lo sviluppo” di una tecnologia che “supera le barriere degli Stati” e richiede, secondo Walesa, di “passare a una organizzazione non di Stati, ma di continenti, capace di governare la globalizzazione“.
Questo è quello che servirebbe all’Europa, ma mentre la realtà è che “gli Stati non [lo] stanno facendo”, secondo l’ex presidente il rischio è che distruggiamo “la vita su questa terra”, presagendo una fine simile a quelle delle antiche civiltà che “sono finite perché non sono passate ad un altro livello di organizzazione per risolvere i problemi del loro tempo”. Venendo alla Russia, Lech Walesa spiega che l’Europa può seguire due strade: da un lato lo “stile di azione vecchio” che ha adottato il Cremlino in Ucraina o, dall’altro, “l’unione politica“. Nel primo caso il rischio è che “tra 20 anni Mosca potrebbe rialzare la testa e ci ritroveremmo nella stessa situazione”, mentre nel secondo caso potrebbe affermarsi “questo nuovo concetto di unione politica”.
Lech Walesa: “La Russia ci sconfiggerebbe, non dobbiamo combatterla”
Attingendo alla sua grandissima esperienza politica, Lech Walesa ricorda che quando si trovò a fronteggiare l’URSS “se avessi lottato così come lottavano gli Stati Uniti avrei perso” e crede che oggi sarebbe necessario “usare lo stesso metodo non violento“, perché la grave direzione che abbiamo intrapreso, verso “la guerra mondiale”, non farà altro che portarci “ad una sconfitta”. Ma questo punto (quasi inevitabilmente) ne chiama alla mente di Walesa un altro, ovvero che “le vecchie strutture partitiche non sono conformi all’epoca nella quale stiamo entrando”.
Amplificando il suo pensiero, spiega che “bisogna ridefinire cosa sia oggi la destra e la sinistra”, perché anche se “i politici già si rendono conto che i vecchi metodi non sono buoni, mancano nuovi concetti” per affrontare le sfide moderne. Bisognerebbe, in tal senso, ripensare il capitalismo, guidandolo verso una dimensione in cui abbandonare “il mercato libero, ma dando lavoro che abbia senso ai disoccupati”, per far rinascere quella democrazia che all’epoca di Lech Walesa era l’alternativa “al vecchio regime”. Chiudendo, poi, ancora una volta sulla minaccia della Russia, l’ex presidente ritiene opportuno “dedicare più tempo all’informazione per convincere la popolazione che noi non vogliamo lottare contro di loro e che loro devono lottare contro il loro sistema politico interno” per far capire anche ai russi “il valore della democrazia”.