L’articolo sul Sussidiario di Mario Barbi mi sembra molto utile per porre in una corretta prospettiva storica l’attuale guerra in Ucraina, che certa vulgata vorrebbe iniziata lo scorso febbraio. In realtà la guerra è iniziata nel 2014 nel Donbass e la crisi ucraina nell’ultimo decennio del secolo scorso. Nell’articolo viene posto in evidenza un fatto di per sé del tutto ragionevole, ma che sembra quasi del tutto estraneo a ciò che si legge o si sente nei commenti che ci inondano quotidianamente. Barbi scrive: “Per pensare la pace, bisognerebbe avere la forza di spiegare le ragioni del conflitto e di indagarne le cause, perché soltanto così si può trovare la strada di una tregua, di una ricomposizione e di una pacificazione. Senza sconfitti. Senza vincitori”. Perché una guerra ha solo sconfitti e chi appare come vincitore ha solo posto le basi per una successiva guerra, come dimostra ampiamente la storia, anche recente.



Nell’attuale crisi ucraina vi è una vittima che rimane sullo sfondo: la Chiesa ortodossa. Basata sul principio dell’autocefalia, cioè sulla sostanziale indipendenza di ogni singola Chiesa nazionale, la Chiesa ortodossa è divisa in una quindicina di unità autonome, fondate su base principalmente territoriale ed etnica. In Ucraina esistono due Chiesa ortodosse, una che si riconosce nel Patriarcato di Mosca e l’altra autocefala ucraina che, dal 2018, è stata riconosciuta dal Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, portando a una rottura tra i due Patriarcati. Inizialmente, la divisione tra le due Chiese non era nettamente su basi etniche e molti si riconoscevano nella Chiesa aderente al Patriarcato moscovita per ragioni storiche. La guerra sta originando fratture consistenti in questa Chiesa, anche per le posizioni assunte dal Patriarca di Mosca, Kirill. 



Il Patriarca russo ha più volte difeso l’aggressione all’Ucraina attribuendone la responsabilità all’Occidente e in particolare alla Nato, il cui obiettivo è quello di indebolire la Russia. Kirill è stato molto criticato per queste affermazioni e invitato ad operare per la cessazione del conflitto e non a giustificarlo. Tuttavia, non si può non notare che l’indebolimento della Russia è l’obiettivo esplicitamente dichiarato da Joe Biden e che una certa responsabilità della Nato è stata sommessamente indicata recentemente anche da Papa Francesco.

Rimane comunque quello che è un problema storico derivante dalla autocefalia, e cioè il grave rischio di una commistione con il potere politico, che può finire con l’avvallo da parte della Chiesa ortodossa di chi è al potere nello Stato, come sottolinea don Edo Canetta. Un rischio che è stato sovente presente nella storia russa. Credo tuttavia che ciò che ha fatto più colpo, al di fuori del mondo cristiano, siano state le affermazioni di Kirill sulla corruzione del mondo occidentale, citando come prova il gay pride e portando così a una guerra culturale, dove la guida ritorna in qualche modo alla Chiesa.



Sotto questo profilo è molto diversa la situazione in Occidente e negli Stati Uniti. Qui, un presidente cattolico difende a spada tratta e con toni accesi l’aborto, neppure come una occorrenza dolorosa da accettare a certe condizioni, ma come un diritto della donna, da lui definito “fondamentale”. A livello personale, però, Biden non si dichiara favorevole all’aborto, ma questa rimane per l’appunto una questione personale, cioè privata, che non incide, non deve incidere sulla vita pubblica. Anche a costo di una divisione essenziale della persona, che si presenta con due facce su una questione, questa sì fondamentale, come la vita umana, già nata o in procinto di nascere.

In realtà, nell’opposizione delle scelte concrete, le due posizioni sono equivalenti nella riduzione dell’appartenenza religiosa, e di ciò che ne deriva concretamente nella vita della persona, a una dipendenza dal potere. Dovremmo ricordarci tutti cosa ne Il racconto dell’Anticristo di Vladimir Solov’ev lo starets Giovanni dice di fronte all’imperatore: “Grande sovrano! Quello che noi abbiamo di più caro nel cristianesimo è Cristo stesso. […] Da te, o sovrano, noi siamo pronti a ricevere ogni bene, ma soltanto se nella tua mano generosa noi possiamo riconoscere la santa mano di Cristo”.

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