Putin ha appena deciso per un mobilitazione di 147mila nuovi soldati. In Russia vengono chiamati a combattere solo quelli che servono, ma adesso ne servono molti, forse per una nuova offensiva.
Non tutti i mobilitati si presenteranno. Molti giovani, come più volte abbiamo scritto, sono scappati all’estero. Altri all’estero c’erano già, ma pur avendo finito il tempo degli studi e quindi sul punto di perdere il permesso di soggiorno, cercano di trasformarlo in permesso di lavoro, magari mettendo a frutto la preparazione ottenuta da noi.
C’è poi un folto gruppo, di solito di famiglie abbienti, che ha trovato accoglienza, di solito non gratuita, in Paesi dell’ex Unione Sovietica, da dove poi, a volte, cercano di emigrare in qualche Stato dell’odiatissimo Occidente.
In Occidente, del resto, vivono già tranquillamente anche molte famiglie russe di quelle che contano. Se andate in Versilia o a Stresa e parlate russo, in qualche negozio vi fanno anche lo sconto (lo dico per esperienza personale), perché magari anche la venditrice è di San Pietroburgo.
Anche gli ucraini ora hanno bisogno di soldati. Molti dei loro sono già “caduti”. Meno morti che tra i russi, ma la popolazione dell’Ucraina è molto minore di quella della Federazione Russa. E poi anche tra gli ucraini ce ne sono molti che non si presentano al distretto militare. Tra i giovani ucraini ci sono poi molti sportivi professionisti che continuano a “giocare” all’estero. Quello che guadagnano e possono versare alle casse dello Stato serviva più delle loro vite. Ora però forse c’è bisogno anche di loro, almeno di quelli che non sono chiamati a servire la patria alle Olimpiadi.
E poi non è facile reclutare mercenari. Un giovane tassista di Astana che aveva appena finito il servizio militare in Kazakistan, mi disse, l’anno scorso, di aver ricevuto un’offerta di 5mila dollari al mese per andare a combattere in Ucraina. “Certo – disse – è una bella somma. Ma io voglio farmi una famiglia e non ho fretta di morire”.
Già, morire, e spesso senza gloria, perché tutti compiangono le cosiddette “vittime civili”, ma i soldatini, che in una guerra fatta da droni e missili sembra che debbano fare soprattutto da bersaglio? Per tenere le posizioni, cioè per far vedere che fino adesso “noi siamo lì”.
In effetti, pur essendo esperto di diverse cose, ma poco di questioni militari, ho l’impressione che soprattutto in questa fase della guerra in Ucraina si stanno facendo anche le prove di una possibile guerra nucleare. Una guerra dove non ci saranno assalti alla baionetta o sparatorie da una trincea all’altra, ma bombe volanti, forse assai poco intelligenti, che possono cadere sull’avversario, venendo all’improvviso.
Del resto a Hiroshima e Nagasaki ci fu il primo esperimento in grande stile. Si dice che così gli americani risparmiarono almeno mezzo milione di soldati che sarebbero stati necessari per conquistare isola dopo isola tutto il territorio dei giapponesi, che non si volevano arrendere. Ancora oggi, però, i giapponesi, ora alleati degli americani, non ricordano con piacere quei giorni. “Quei giorni”, perché il bombardamento nucleare avvenne in due giorni successivi.
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