Il presidente turco Erdogan è sempre più in vetrina nel panorama internazionale, incassando una vittoria dopo l’altra. Dopo essersi assunto il ruolo di mediatore tra Ucraina e Russia portando a casa l’accordo sul grano, a Leopoli durante il vertice con il presidente ucraino e il segretario Onu si è proposto di convincere Putin a sedersi a un tavolo con Zelensky, cosa che lo stesso presidente russo ha detto di valutare con interesse. Non solo. Ieri il presidente turco, quasi a suggello dei recenti scontri tra ucraini e russi in Crimea, ha detto che “la restituzione della Crimea all’Ucraina, di cui è una parte inseparabile, è essenzialmente un requisito del diritto internazionale”.
“Un uomo intelligente, abile e profondamente ambiguo” ci ha detto in questa intervista Rony Hamaui, docente all’Università Cattolica di Milano in Scienze bancarie, finanziarie e assicurative ed esperto di economia e finanza islamica, “che sa usare ogni controversia internazionale a suo favore”. Questa ambiguità si è rivelata nuovamente quando ha accusato Stati Uniti e coalizione occidentale “di fomentare il terrorismo in Siria”. Una dichiarazione spesa tragicamente sulla vita di tanti innocenti, visto il ruolo del presidente turco prima a favore dell’Isis e oggi per eliminare fisicamente i curdi.
Erdogan vuole un ruolo sempre più di primo piano. È stata l’Europa a lasciare uno spazio vuoto da lui abilmente occupato?
Più che il vuoto dell’Europa, Erdogan sa come muoversi da solo. Intanto ha due grossi problemi in vista delle elezioni del prossimo anno: inflazione all’80% e crescita a singhiozzo. Vuole guadagnarsi il ruolo di leader mondiale da mettere sul piatto degli elettori.
In politica estera invece?
Giochi continuamente sulla propria ambiguità politica. Un po’ glielo consente la posizione geografica della Turchia, ponte tra Oriente e Occidente, un po’ l’essere nella Nato ma talvolta comportandosi come se non lo fosse; poi alterna filo-occidentalismo e filo-islamismo anche anche radicale. C’è stato un momento in cui voleva essere paladino della causa palestinese e di una parte del mondo arabo, poi ha capito che questo non lo portava da nessuna parte e ha ricucito con Israele. Si è ritagliato così questo ruolo di mediatore tra Russia e Occidente. Che sia anche molto abile nessuno lo può negare.
A proposito di ambiguità, se ne è uscito con una durissima accusa nei confronti dell’Occidente di alimentare il terrorismo in Siria. Perché? È una scusa per far fuori del tutto i curdi?
È un opportunista intelligente, ogni spiraglio che intravede cerca di utilizzarlo a suo favore. Lo abbiamo visto con l’ingresso di Norvegia e Finlandia nella Nato, con il ricatto di poter essere libero di perseguire i curdi. In un momento in cui Usa ed Europa sono occupati dall’Ucraina, Erdogan sul fronte siriano cerca di trarre tutti i possibili vantaggi. Fa sempre parte di questa sua ambiguità, essere alleato di uno e comprare le armi da un altro.
A parte alcune esternazioni di Macron e Draghi, sembra che l’Occidente lo lasci libero di agire. Perché?
Lo lasciano fare perché non possono permettersi di aprire un altro fonte in un momento così delicato dove c’è il problema cinese, quello russo, quello coreano e quello iraniano. Lui che ha capito queste difficoltà cerca di farsi spazio dal punto di vista politico e diplomatico. È molto cinico.
Un altro fronte aperto dalla guerra in Ucraina è quello del Mar Nero, dove la Turchia cerca di acquistare il predominio.
Non dimentichiamo mai la geografia. La Turchia grazie allo stretto del Bosforo di fatto controlla entrata e uscita di tutte le navi. Da questo punto di vista quando mai gli capiterà una occasione di questo genere di avere il controllo di tutto ciò che vuole, delle flotte russe e del grano ucraino? La Turchia è in una posizione cruciale. Basti pensare che qualsiasi attacco deve passare sopra al cielo turco.
Ha le chiavi in mano del quadro internazionale?
Cerca di utilizzare al meglio la sua posizione, per proporsi come unico grande leader capace di riportare la Turchia in una posizione cruciale.
Quale eredità potrebbe lasciare?
Mi sembra che dopo di lui ci sarà il vuoto.
(Paolo Vites)
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