Nei confronti del vaccino russo contro il Coronavirus, il primo al mondo annunciato nei giorni scorsi da Putin e che dovrebbe arrivare a breve, non sono mancate critiche sulla sua efficacia e sicurezza. Nelle passate ore, come riporta l’Ansa, Alexander Gintsburg, direttore del Centro nazionale di ricerca Gamaleya è intervenuto per spiegare come le proprietà protettive dell’antidoto resteranno intatte per almeno due anni dopo la sua somministrazione: “Il periodo di efficacia del vaccino, le sue proprietà protettive non dureranno per un breve periodo ma per almeno due anni”, ha fatto sapere al canale tv Russia-1 Gintsburg. Le autorità russe, come spiega Corriere della Sera, sono scese in campo in difesa del vaccino contro il Covid e contro le critiche “assolutamente prive di fondamento” e frutto dell’invidia dell’Occidente. L’antidoto che prenderà il nome di Sputnik V è stato infatti definito “efficacissimo”. In maniera sarcastica è intervenuto il ministro della Sanità Mikhail Murashko replicando alle accuse: “Sembra che i nostri colleghi stranieri siano rimasti molto colpiti dai vantaggi competitivi del farmaco russo e stanno esprimendo pareri che a nostro avviso sono completamente privi di fondamento”. Sebbene anche l’Oms abbia invitato alla cautela, il vaccino è entrato nella sua fase 3, quella dei test che coinvolgeranno oltre 2000 persone non solo in Russia e che finora è stato somministrato con ottimi risultati anche alla figlia di Putin.



RUSSIA “VACCINO COVID EFFICACISSIMO”: MA C’È CAUTELA

La fase tre del vaccino russo contro il Covid avverrà su base volontaria e coinvolgerà prima le persone a rischio, dunque medici, insegnanti ed anziani, come stabilito dalle autorità. Si partirà anche in Brasile, Messico, Emirati Arabi e Arabia Saudita. Ma resta la cautela anche sui possibili tempi di diffusione dal momento che la produzione non sarà velocissima. Mosca ha comunque tenuto a precisare che il vaccino sarà inizialmente destinato al mercato interno e solo in un secondo momento a quello estero. La comunità scientifica, intanto, continua a tenere i piedi ben saldi per terra senza esprimersi al momento sulla reale efficacia del vaccino russo. Igor Pellicciari per “formiche.net” ha realizzato una attenta analisi sottolineando come la Russia abbia una forte tradizione rispetto ai grandi traguardi ottenuti in ambito scientifico dal momento che la stessa ricerca è in buona parte autoreferenziale e con pochi contatti con l’esterno “anche perché coinvolge attivamente il settore Difesa, che spesso è il primo traino allo sviluppo di nuove tecnologie che, prima di approdare al civile, passano per un’ampia applicazione militare”. Avendo un taglio statalista e militare, spiega, questa ricerca si pone come obiettivo il raggiungimento del fine a tutti i costi e, spiega, pare che il ministero della Difesa abbia avuto un ruolo determinante nella sua fase sperimentale iniziale. Intanto, tornando al vaccino vero e proprio, si sarebbe espresso anche l’istituto Koch parlando di possibile disponibilità già dal prossimo autunno. Comunicato diffuso “per sbaglio” in rete e prontamente ritirato con la puntualizzazione che “sarebbe pericoloso a questo punto confidare nel fatto che una vaccinazione a iniziare dall’autunno 2020 possa controllare la pandemia”.

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