Il triangolo no, cantava Renato Zero. Ma qui non parliamo di quel triangolo. Qui parliamo di un triangolo probabilmente già in atto, che viene a complicare i propositi, forse un po’ velleitari, dell’Occidente.

Sta di fatto che certe attività commerciali russe, penalizzate in modo pesante dalle sanzioni, si stanno spostando in Paesi vicini dell’area ex sovietica per riprendere a lavorare. L’azienda esporta dalla Russia in uno “stan” (Kazakistan, Uzbekistan, etc.) che rivende il prodotto in Occidente, e viceversa: un’azienda russa importa dall’Occidente utilizzando uno “stan” per poi rivendere sul mercato russo. Certo è tutto più complicato di prima e anche economicamente più oneroso, ma in compenso si può contare su una maggiore domanda del mercato e su un aumento dei prezzi, che alla fine potrebbe ricadere sull’Occidente. Come pare stia accadendo col gas.



C’è poi la questione della ricostruzione dell’Ucraina. Se l’Occidente, o addirittura il mondo intero, vogliono poter contare sulle risorse dell’Ucraina, toccherà all’Occidente, con l’aiuto del mondo intero, spendere i grossi capitali che sono necessari. 

Non sottovalutiamo il fatto che il popolo russo (non gli oligarchi, che vivono su un altro pianeta) è stato abituato da anni a tirare la cinghia. E se a qualcuno viene in mente di protestare, sappiamo cosa succede.



Insomma, se è vero che le sanzioni sono un’alternativa all’intervento diretto militare, siamo così sicuri che alla fine saranno un’arma vincente? E se anche in qualche modo fossero un’arma vincente, nel senso di fermare la guerra in una specie di “status quo”, siamo certi che saremo in grado di far accettare i sacrifici che già si intravedono alle nostre popolazioni finora annegate nel benessere?

E se quelli che anche da noi sono stati esclusi dal benessere, o ne hanno goduto le briciole, incominciassero ad arrabbiarsi sul serio, a questi può forse interessare la difesa della nostra democrazia? Non credo di essere un cinico pessimista. Mi faccio domande a cui non so dare risposte. Se non una, ingenua, e indubbiamente un po’ datata, oggi si direbbe “vintage”: “Che serve, uomo, se conquisti il mondo intero ma poi perdi la tua anima?”. 



Già questo presuppone un cambiamento radicale, prima che del sistema politico-sociale, della coscienza e della sua educazione. Di una forma di educazione che da sempre ha permesso di sentirsi liberi anche ad alcuni che sono finiti nei lager. Io voglio imparare da loro. E voi?

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