Dmitrij Suslov, direttore del Centro di studi europei e internazionali presso la Scuola superiore di Economia di Mosca, considerato fra i consiglieri più ascoltati di politica estera da parte del Cremlino, è stato intervistato dai microfoni del Corriere della Sera in merito alla guerra in Ucraina, e le dichiarazioni rilasciate non sono decisamente positive. “La Russia non combatte questa guerra per i territori ma per garanzie e accordi blindati sulla sicurezza. L’Ucraina deve essere assolutamente neutrale”, premette lo stesso Suslov, che poi spiega come il conflitto sia “evoluto decisamente in senso favorevole alla Russia, che prevale sotto ogni aspetto, armi, soldati, vantaggio dell’iniziativa”, anche se i droni è il campo dove c’è un certo equilibrio fra le due nemiche.



Una situazione che il consigliere sottolinea come non sia “destinata a cambiare neppure nel medio periodo. Anche se gli USA dovessero sbloccare i famosi 60 miliardi di aiuti militari a Kiev fermi al Congresso, l’Occidente non potrebbe compensare la produzione militare russa per anni a venire”. Di recente Kiev ha votato una nuova mobilitazione, ma la stessa non avrà alcun effetto sul campo: “Riflette la situazione disperata in cui si trovano in questo momento l’Ucraina”, parlando di “quadro generale interno disastroso per Kiev: demograficamente, economicamente, socialmente e anche politicamente. La popolarità di Zelensky è in calo, c’è crescente sfiducia e instabilità. L’unica istituzione di cui gli ucraini ancora si fidano sono le forze armate”.



SUSLOV E LA PACE IN UCRAINA: “IL MINIMO SINDACABILE E’…”

Si parla quindi del cessate il fuoco e della possibilità di trovare una pace fra Kiev e Mosca, e Suslov a riguardo sottolinea l’intenso movimento diplomatico a Occidente “Vista dalla prospettiva russa, l’Amministrazione Biden è interessata a un cessate il fuoco prima delle elezioni presidenziali, che potrebbe essere presentato come passo mirato a preservare l’Ucraina come Paese sottratto all’influenza russa e filo-occidentale, nonostante il destino di alcuni suoi territori rimarrebbe sospeso”, aggiungendo che gli Stati Uniti vorrebbero congelare il conflitto “in cambio di una intensificazione della cooperazione dell’Ucraina con l’Occidente, compreso il riarmo, ma senza per il momento l’ingresso della Nato”. Suslov precisa che per accettare un negoziato il minimo sindacabile potrebbe essere “un ritorno al comunicato di Istanbul dell’aprile 2022, ma con il riconoscimento di fatto (se non de iure) del controllo russo sui territori conquistati. Quel documento stabiliva uno status neutrale per l’Ucraina, quindi la fine di ogni discorso su una eventuale adesione alla Nato e limiti stretti alle dimensioni delle sue forze armate”.



La Russia chiede anche una limitazione netta della collaborazione militare e di intelligence fra l’Ucraina e l’Occidente, di fatto l’opposto di quanto sta accadendo ora. “Il Cremlino considera queste precondizioni irrinunciabili, ma sappiamo che per l’Occidente sono molto difficili da accettare e perfino da discutere. Per questo siamo convinti che le chance di una tregua nel futuro prevedibile siano molto basse. La questione di fondo è che per noi l’Ucraina dev’essere veramente neutrale. Tenere in piedi l’attuale livello di cooperazione tra Kiev e gli occidentali dopo una tregua sarebbe una sconfitta per la Russia e questo per il Cremlino non sarà mai accettabile”.

SUSLOV SULL’ELEZIONE DI TRUMP E L’ECONOMIA RUSSA

Anche un’eventuale elezione di Donald Trump cambierebbe poco gli equilibri, in quanto la posizione americana resterebbe la stessa: “Quando Putin ha detto di preferire Biden a Trump, perché l’attuale presidente è più prevedibile, non era solo una boutade”, aggiungendo che se vincesse il tycoon “la sua reazione probabile sarebbe di intensificare l’aiuto a Kiev ed eventualmente fare mosse rischiose che potrebbero portare anche a un confronto nucleare tra Russia e Nato. L’Amministrazione Biden è molto critica dell’idea di Macron di inviare truppe occidentali a combattere in Ucraina, ma nessuno sa quale sia la posizione di Trump in merito”.

Il consigliere del Cremlino ha sottolineato come la forza interna di Putin non sia stata affatto minata dall’invasione in Ucraina, ricordando come l’economia russa stia crescendo, non soltanto trainata dalle spese militari: “Stanno crescendo anche l’agricoltura e il settore delle costruzioni. Ma è vero, l’elemento trainante è la spesa militare”, in ogni caso “nulla di paragonabile a quelle che portarono alla crisi del regime sovietico, che era un sistema inefficiente e obsoleto. E comunque oggi la spesa militare della Russia in rapporto al PIL è di molto più bassa di quella dell’Unione Sovietica. La domanda per armi continuerà a crescere per decenni, una volta finita la guerra in Ucraina continueremo a produrle, la decisione strategica è quella di avere un esercito ancora più grande, e inoltre potremo riprendere a esportare i nostri sistemi nel Sud globale”.