Mentre Conte interviene in aula al Senato sul Russiagate e il Pd annuncia una mozione di sfiducia contro Salvini, a molti chilometri di distanza, a Shenzen (Cina) Ren Zhengfei, ceo di Huawei, rassicura l’Italia sull’affidabilità, la sicurezza e la trasparenza degli apparati 5G. Di recente il governo ha rinunciato alla conversione in legge del decreto che rafforzava i suoi poteri controllo sul 5G privato, facendone decadere gli effetti e demandando la regolazione della materia ad un progetto di legge da presentare in Parlamento. Con tempi inevitabilmente più lunghi ed un esito incerto. Huawei Technologies e Zte ringraziano Conte per una scelta che mette a rischio l’Italia e la isola sul piano internazionale assai più di quanto avviene con il discusso “Russiagate”, spiega al Sussidiario Edward Luttwak, opinionista ed esperto americano di politica internazionale.
“Il problema sta nei routers – dice Luttwak -. Proprio come quelli che abbiamo in casa e che ci sono forniti dal nostro provider di internet. Semplificando, sono scatole che ricevono e trasmettono informazioni. Soltanto che nel caso del 5G i routers sono enormemente più complessi. E soprattutto, non possono essere resi totalmente neutri e innocenti. Qui sta il punto”.
È la tecnologia Huawei ad essere superiore?
La tecnologia di fabbricazione è occidentale: americana, olandese, giapponese soprattutto, e basata sui disegni della britannica Arm Holdings. Quindi il router Huawei almeno fino a un certo punto non ha segreti.
Però?
Poi però dentro al router ci sono molti altri elementi di cui non si riesce a fare una ricognizione.
Com’è possibile?
Al loro interno ci sono componenti la cui grandezza si esprime in nanometri, cioè in milionesimi di millimetro. Se un router contiene milioni di questi elementi, è impossibile esaminarli tutti. La sicurezza britannica ha pubblicato un rapporto in cui dice che non è possibile attualmente determinare il grado di sicurezza del router Huawei.
A che cosa servono questi router?
A trasmettere dati in Cina. Telecom ha installato dei router Huawei, ma invece di installarne di nuovi perché costano meno, dovrebbe togliere quelli installati, per lo meno sulle linee più importanti.
Quali sono i segreti che interessano alla Cina e che l’Italia dovrebbe tutelare?
Diversamente da quello che si potrebbe pensare, non si tratta di segreti militari. Alla Cina interessa impadronirsi di ogni possibile tecnologia applicata in Italia, che sia italiana, americana o europea. I cinesi sono disposti a fare spionaggio commerciale anche su cose piccole perché hanno il personale e la capacità.
Cosa vuol dire “hanno il personale e la capacità”?
Lo Stato cinese segue le transazioni delle sue aziende 24 ore al giorno e si interfaccia con i loro affari. Conoscendo i segreti dei competitor, le indirizza nelle trattative.
In occasione della firma del memorandum con la Cina, la Lega si era prodigata per dare garanzie agli Stati Uniti. Eppure il governo sembra voler aprire le porte alla tecnologia cinese. Chi sono i capofila di questa operazione?
Conte, Di Maio e Geraci. I primi due vanno dietro a Geraci, che è stato molti anni in Cina ma ignora del tutto il problema della sicurezza.
Lo ignora o lavora per la Cina?
Provenendo dall’ambiente accademico non è al corrente di quello che è successo negli ultimi 15 anni nella tecnologia occidentale e in quella cinese per quanto riguarda lo spionaggio su aspetti “banali”, quotidiani. Se studiasse di più, cambierebbe idea.
Cosa rappresenta questa apertura dell’Italia al 5G di Huawei?
Un totale disastro, prima economico, poi tecnologico e da ultimo, per ovvie ragioni, anche politico. Il governo italiano perde affidabilità come alleato perché dimostra di non essere al corrente della situazione. La posizione internazionale dell’Italia ne risulta fortemente indebolita.
Qual è la sua opinione sul Russiagate italiano?
Se ci fosse stata una trasmissione di denaro dal governo russo a un politico o a un partito italiano, sarebbe una cosa gravissima. Chi avesse preso soldi dovrebbe lasciare subito la politica. È anche vero che il Partito comunista italiano ha ricevuto soldi dall’Urss per decenni senza che nessun politico italiano comunista ne abbia mai risposto penalmente.
Qualcuno sta approfittando di questa indagine per spaccare il governo e mettere in difficoltà Salvini e la Lega?
Sì, perché c’è un diluvio di accuse alle quali non corrispondono per ora altrettante prove. Se ci sono intercettazioni, le si pubblichi, invece di centellinarlea scopi politici. Ovviamente questo principio vale oggi per Salvini, domani per chiunque altro al suo posto.
Chi potrebbe essere il regista di questa operazione?
Non sono stati gli Usa. Gli americani non hanno alcuna volontà di sovvertire o indebolire la Lega, e se volessero farlo non ci riuscirebbero. Credo che l’intercettazione al Metropol sia avvenuta nel corso normale della sorveglianza che l’intelligence italiana fa di tutti i rapporti che intercorrono con esponenti riconducibili al governo russo. Un governo che non è alleato dell’Italia e che, ricordiamolo, sta conducendo in territorio europeo una guerra nella quale si contano ormai 30mila morti.
(Federico Ferraù)