Savoini, uomo chiave dell’inchiesta della Procura di Milano sui presunti fondi russi alla Lega, ieri è stato interrogato dai pm ma si è avvalso della facoltà di non rispondere. Aldo Giannuli, storico, esperto di servizi segreti, critica la linea di Salvini (“dovrebbe riferire in Parlamento”) e ribadisce che dietro l’affaire Metropol può esserci Mosca, non Washington. La vera posta in gioco? “Il prossimo presidente della Repubblica”. M5s-Pd si stanno già attrezzando.



Ieri Savoini si è avvalso della facoltà di non rispondere.

Prima di parlare vuole capire che cosa verrà fuori. E siccome ha fiuto, ha capito che sarà uno stillicidio. Intende prendere tempo.

A proposito di linee difensive, come giudica quella di Salvini? “Non vado in parlamento a parlare di cene” ha detto il vicepremier. A fronte di una questione che appare delicatissima, continua a minimizzare. Perché?



Perché è un uomo viziato. Non esiste che un ministro, di fronte a una situazione del genere, dica che ha cose più serie da fare. Dovrebbe riferire in Parlamento. Se il Parlamento ti convoca perché vuole chiarimenti, devi andare in aula.

Per lui il Russiagate è una montatura.

No, non lo è. Savoini è un personaggio della Lega, la sua associazione Lombardia-Russia ne fa parte. Ha accompagnato Salvini tutte le volte che questi è andato in Russia, è stato invitato alla cena con Putin del 4 luglio dalla presidenza del Consiglio su richiesta del consigliere di Salvini (Claudio D’Amico, ndr). Salvini non può dire di non conoscere Savoini.



Come mai l’audio di BuzzFeed è stato divulgato solo in parte?

Perché queste cose si sorseggiano… Intanto non sappiamo chi è il terzo uomo della trattativa. Prima o poi verrà fuori. Non solo: teniamo d’occhio le banche. Certi movimenti sono tracciabili. È vero, a quanto pare la compravendita di petrolio non si è concretata, ma siamo sicuri che prima non ci siano stati movimenti di denaro? Io non accuso nessuno, sto solo aspettando di vedere. Ipotizziamo che compaia il versamento di un solo rublo. Come la mettiamo?

Nella sua intervista a Formiche, lei ha detto di non credere alla mano americana. Due considerazioni. 1: sgonfiato il Russiagate americano, se ne cerca un altro per colpire il primo politico europeo che può indebolire l’Ue. 2: BuzzFeed non è la Faz, è un sito di area clintoniana. 

Non nego che gli Usa potessero vedere in Salvini la longa manus di Putin per far saltare l’Unione. Però in questo caso è un po’ strano che lo scandalo non sia scoppiato prima. Gli Usa prima avrebbero aspettato che Salvini andasse a Washington per metterlo sotto il proprio ombrello protettivo, poi lo avrebbero fatto fuori? Gli americani sono capaci di tutto, ci sono ancora molte cose che non sappiamo, però quest’ipotesi non quadra. È molto più semplice che quella registrazione sia stata fatta dai servizi russi che non da altri.

C’è il fatto che adesso Salvini è più debole e l’establishment intende approfittarne. Il voto si avvicina?

Lo escludo, mi pare impraticabile. Non dimentichiamo che è passato in seconda lettura il taglio dei parlamentari, ma al Senato non è stato votato dai due terzi e questo vuol dire che serve il referendum confermativo. Inoltre M5s e Lega hanno avuto l’insipienza di dire che la riduzione dei parlamentari varrebbe già dalle prossime elezioni; ma così andrebbero rifatti la legge elettorale e i collegi, perché con il numero di senatori previsti in Costituzione le Regioni minori avrebbero il 20 per cento del Senato… un gran pasticcio. Interverrà la Consulta.

Qual è la posta in gioco più importante di questa partita?

L’elezione del nuovo presidente della Repubblica. Quale Parlamento lo eleggerà? Andare a nuove elezioni vuol dire avere due Camere con la Lega più forte di oggi. Se invece lo elegge questo Parlamento, M5s ha il 36 per cento dei seggi. La forza principale di Salvini, aumentare il consenso avendo in mano l’arma del voto ma senza usarla subito, oggi è sfumata.

Cosa aveva in mente il ministro dell’Interno?

Probabilmente, di portare a casa autonomia e flat tax per poi provocare la caduta del governo e andare a elezioni. Ma non si può condurre il gioco senza esserne condizionati. Infatti i 5 Stelle stanno tirando le redini e facendo orecchie da mercante, non tanto sulla flat tax quanto sull’autonomia. Dove lo scontro sarà feroce.

Sono destinati ad incontrare il Pd?

È inevitabile, quando si deve fare un governo perché non si possono sciogliere le camere. Non si può avere un governo dimissionario in piedi per mesi o addirittura per più di un anno. Potrebbe nascere un governo Conte con il voto favorevole o l’astensione del Pd.

L’inchiesta sui fondi russi è stata prontamente affiancata dall’iniziativa di Moavero sui migranti. E la politica migratoria è un pezzo forte di Salvini. Di chi è la regia di tutto questo?

Sarebbe bello saperlo… Possono venire in mente molti nomi, molte cariche istituzionali; soggetti nazionali e internazionali. Però mancano ancora molte tessere per capire.

Ad esempio?

Innanzitutto, come andrà avanti questa storia. Ipotizziamo che i pm mandino un avviso di garanzia. Non dico a Salvini, ma al cassiere della Lega.

M5s insorgerebbe. Sarebbe violato il principio dell’onestà.

Del caso Diciotti possono dire che Salvini è stato accusato non per un reato di corruzione ma perché ha cercato di far rispettare la legge. Questa invece è una storia di soldi. La strada è lunga, vedrà che avremo occasione di riparlarne.

(Federico Ferraù)