Ryan, il bimbo ferito gravemente a Ventimiglia per cause ancora da accertare e ricoverato all’ospedale “Gaslini” di Genova da più di un mese, sta meglio. Ad affermarlo è stato il padre del piccolo, Simone Costanza, ai microfoni di “Storie Italiane”, su Rai Uno: “Ryan sta migliorando giorno dopo giorno, è molto più lucido. Si trova in terapia semintensiva e tra qualche girono passeremo al padiglione 1 per la riabilitazione. Fra qualche settimana tornerà a casa col papà. Quel maledetto giorno ho ricevuto due chiamate dai nonni (ora indagati, ndr): la prima in cui si diceva che non si trovava il piccolo e la seconda in cui sembrava che il bambino avesse fatto una semplice caduta. Invece, quando me l’hanno riportato in macchina, era palese che respirasse e muovesse a stento la testolina“.
In quel frangente, i nonni “mi hanno fatto capire che secondo loro era stato investito da un’auto pirata. All’interno del nostro nucleo familiare non ci sono mai stati problemi, anzi: Ryan andava dai nonni con il sorriso, quindi questa cosa mi ha sconvolto”.
RYAN, BIMBO FERITO A VENTIMIGLIA. AVV. GIOFFRÈ: “ASPETTIAMO CHE POSSA TORNARE A CASA PER L’ESAME PROBATORIO”
L’avvocato Maria Gioffrè, difensore del padre del piccolo Ryan, a “Storie Italiane” ha affermato: “La nostra idea su quanto accaduto si basa sui fatti oggettivi. I nonni alle 12.28 fanno una chiamata a vuoto. 45 secondi più tardi richiamano e dicono di non trovare il bambino. Alle 12.30, il vicino vede il bambino col pigiama arrabbiato, ma che comunque sta bene. Alle 12.34 i nonni richiamano e dicono che si è rotto il braccio. Effettivamente Ryan ha una frattura scomposta, ma da difesa: ha usato il braccio per proteggersi il viso, infatti non ha segni sulla faccia. Inoltre, la distanza tra casa dei nonni e il luogo di lavoro di suo padre è di 8-9 minuti, mentre i nonni ci hanno messo 15-20 minuti a percorrerla”.
Adesso Ryan “necessita ancora di un mesetto per smaltire tutti gli oppiacei che l’hanno tenuto in coma farmacologico, così che possa poi tornare a Ventimiglia per fare l’esame probatorio in modo protetto”.