Il salvataggio di Alitalia da parte dello Stato attira l’ira di Ryanair, con l’ad Michael O’Leary che parla di norme “da Corea del Nord” in una intervista a Repubblica. O’Leary è secco: “Non si possono alzare barricate a difesa della compagnia italiana e pensare a norme comuniste che nemmeno nella Corea del Nord avrebbero senso”. I 3 miliardi di euro per Alitalia “sono solo nuovi soldi bruciati nella fornace di Alitalia – commenta caustico il dirigente di Ryanair -. Il problema è un altro: vogliamo che la partita sia arbitrata in maniera equa e non a favore di un solo giocatore, come sta facendo il governo”.
Ryanair dunque minaccia un ricorso europeo per aiuti di Stato ad Alitalia, anche se O’Leary spera ancora in una mediazione e propone un incontro a Giuseppe Conte: “Qui si sta cercando di costringere gli aeroporti a stipulare accordi con la compagnia di bandiera e allontanare gli altri vettori”, che dovrebbero rispettare i contratti di lavoro siglati solo da Alitalia coi sindacati “alzando i costi dei concorrenti“, accusa il manager.
O’Leary chiede invece di abbattere i costi e tagliare le tasse abolendo le addizionali comunali che gravano sui passeggeri, svoltando rispetto a “uno schema protezionistico che farà del male a tutto l’indotto, dai ristoranti agli alberghi. L’Italia e il suo turismo hanno un estremo bisogno di concorrenza, anche per l’occupazione. Il decreto, invece, costringerà le low cost ad abbandonare alcune zone del Paese“, è l’avvertimento dell’ad di Ryanair.
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Fabrizio Palenzona, presidente di Assaeroporti (associazione degli aeroporti), ha parlato invece al Corriere della Sera, ma è sulla stessa linea di O’Leary. Toni più sfumati sul salvataggio di Alitalia, che però “non può avvenire con misure protezionistiche che allontanano le low cost protagoniste in questi anni dell’incremento di traffico nel nostro Paese”. La pandemia ha quasi azzerato i passeggeri nei terminal domestici e costretto le società di gestione a mettere in cassa integrazione 10 mila persone, ma il governo non ha stanziato “nemmeno un centesimo di euro” per aiutare gli aeroporti, che hanno perso il 98% del traffico con un calo stimato di 1,6 miliardi di euro di ricavi.
Per Alitalia invece sono pronti tre miliardi, nonostante rappresenti ormai solo il 13% del traffico nazionale, cresciuto solo grazie alle low cost. Palenzona dunque non vuole “misure selettive per avvantaggiare Alitalia, perché disincentivano questi vettori e rischiano di farci tornare indietro, a un trasporto aereo d’élite”.
Pure gli aeroporti come Ryanair dunque chiedono di togliere l’ addizionale comunale da 6,5 euro per passeggero in partenza e “800 milioni di euro” per non soccombere e rilanciare gli investimenti, anche con “un grande piano di mobilità intermodale che colleghi tutte le forme di trasporto in modo intelligente e che faciliti l’accesso ai nostri aeroporti”. Infine, le misure anti-Covid: «Il distanziamento negli aeroporti oggi è garantito. A bordo degli aerei è un problema, può essere superato con mascherine, igienizzazione e screening dei passeggeri”.