Potrebbe rimanere voce “inascoltata” quella di Sabino Cassese dopo l’attacco fortissimo compiuto contro il Governo Conte nell’intervista concessa oggi a “Il Tempo” a firma dell’ottimo Massimiliano Lenzi: oppure no. Presidente Emerito della Corte Costituzionale, professore emerito della Scuola Normale Superiore di Pisa e tra le menti giuridiche più eminenti del Paese, Sabino Cassese non risparmia certo il giudizio davanti al Dpcm sulla fase 2 emanato questa notte dal Premier Conte, l’ultimo di una lunga sfilza di provvedimenti varati nell’emergenza: «i Dpcm violano la libertà e sono frutto di poteri illegittimi», attacca il giurista, non da oggi molto ascoltato dal Capo dello Stato Sergio Mattarella. Quanto avvenuto nel discorso sulla fase 2 non ha convinto nessuno: opposizioni, gente comune, imprese, cooperative, enti locali e anche diverse parti dello stesso Governo. Tra i tanti punti “dimenticati” e che invece avrebbero dovuto formare la struttura solida del nuovo Decreto che rende l’Italia ancora in lockdown morbido” fino al 18 maggio, Cassese preferisce concentrarsi sul fronte di sua massima competenza, ovvero la struttura giuridica del “Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri”, alias Dpcm.



«Il Governo ha agito in maniera confusa e contro alcuni principi base della Costituzione» attacca l’ex Presidente della Consulta, e poi ribadisce con ancor più forza «neppure la più terribile delle dittature ha limitato la libertà di andare e venire, di uscire di casa, per di più selettivamente limitata per categorie di persone o a titolo individuale indicate in atti amministrativi». Per Cassese infine Conte non ha rispettato né il Parlamento né il diritto di voto, aggiungendo così alla violata libertà personali e di culto un terzo grado di “responsabilità” dell’azione negli ultimi due mesi.



L’ATTACCO DEL GIURISTA FILO-COLLE

A riprendere le parole di Cassese ci ha poi pensato l’ex Premier Matteo Renzi (al Governo con Conte, ndr) che in una intervista a Tg Com24 attacca a muso duro «La libertà delle persone non può essere messa in discussione, questo è il punto fondamentale. Non si possono considerare gli italiani come bambini. Perché lo Stato decide il cugino si e l’amico no? Chi è lo Stato che può decidere questa cosa?». In una recente intervista a “Il Dubbio” ancora Cassese, prima che uscisse il nuovo Dpcm, attaccava così l’azione del Governo nella crisi coronavirus: «Il primo decreto era fuori legge. Poi è stato corretto il tiro con il secondo decreto legge, che smentiva il primo, abrogandolo quasi interamente. Questa non è responsabilità della politica, ma di chi è incaricato degli affari giuridici e legislativi. C’è taluno che ha persino dubitato che abbiano fatto studi di giurisprudenza». Ma bastava forse anche il semplice titolo scelto dal quotidiano garantista «La pandemia non è una guerra. I pieni poteri al governo sono illegittimi», per capire dove il “mirino” di Cassese fosse puntato nel suo “J’Accuse” al Premier Conte e con messaggio forse anche a chi starebbe permettendo tutto ciò (i Quirinale).



«A palazzo Chigi c’è un professore di diritto: avrebbe dovuto bocciare chi gli portava alla firma un provvedimento di quel tipo. Poi si è rimediato. Ma continua la serie di norme incomprensibili, scritte male, contraddittorie, piene di rinvii ad altre norme. Non c’è fretta che spieghi questo pessimo andamento, tutto imputabile agli uffici di palazzo Chigi incaricati dell’attività normativa», attaccava ancora Cassese qualche giorno fa, ribadendo il ruolo assai “strano” che ha assunto il Ministro della Salute Roberto Speranza in tutta questa delicata emergenza sanitaria, «Aggiungo che per la legge del 1978 sul Servizio sanitario nazionale, competente a emanare più della metà di quegli atti era il ministro della Salute. Abbiamo quindi assistito, da un lato, alla centralizzazione di un potere, che era del ministro, nelle mani del premier. Dall’altro a una sottrazione di un potere che sarebbe stato più autorevole se esercitato con atti presidenziali. È forse eccessivo parlare di usurpazione dei poteri, ma ci si è avvicinati». A parlare è sempre Cassese, ma se qualche “spiffero” fosse arrivato qualche Colle più in alto, potremmo anche non stupirci che a guidare l’Italia nella ricostruzione non sia lo stesso Governo con lo stesso attuale inquilino di Palazzo Chigi.