LE REGIONALI, L’ASTENSIONISMO E LA CRISI DELLA POLITICA: L’ANALISI DI CASSESE
Nelle recenti Elezioni Regionali in Abruzzo il calo dei votanti è stato “ridotto” al 52,19% di affluenza, in Sardegna invece si è fermata al 52,4%, ma solo un anno fa nelle Regionali in Lazio il dato era sceso clamorosamente al 37,2%, il minimo storico dell’ultimo decennio su votazioni di rilievo. Secondo il giurista Sabino Cassese, già Presidente della Corte Costituzionale, non sono dati da sottovalutare e impongono un ragionamento per tutti: elettori, partiti e politici stessi. Occorre maggiore istruzione e discernimento, in poche parole per Cassese serve tornare ad «educare alla democrazia contro la disaffezione alle urne». L’illustre studioso e docente interviene con un lungo editoriale sul “Corriere della Sera” dove analizza il problema dell’astensione e assieme unisce alcuni consigli per provare ad uscire dal problema sempre più ingente.
Per Cassese le forze politiche dovrebbero essere preoccupate da questi risultati non solo perchè evidenziano un distacco tra politica ed elettorato, ma anche perché «basta una variazione dell’affluenza per cambiare interamente il risultato elettorale»: Sabino Cassese si chiede il perché di quella progressiva depredata di votanti e ipotizza due sostanziale motivazioni in primis, il fatto che l’elettorato tende sempre più a fare affidamento sulla «continuità di azione delle esistenti forze politiche e ha implicitamente fiducia in esse». Ma per il Presidente emerito della Consulta la vera motivazione sarebbe un’altra, ovvero il fattore di forte delusione o addirittura apatia dell’elettorato nei confronti della debole offerta politica.
SABINO CASSESE: “SERVE EDUCAZIONE SULLA POLITICA”. ECCO COSA INTENDE
Secondo Cassese, la politica deve considerare al più presto la “denuncia” implicita che gli elettori stanno mandando da tempo non presentandosi più in massa alle Elezioni: «importante invece considerare un aspetto che riguarda il lato della domanda, quello del corpo politico, politicamente impreparato». Citando una recente intervista del professore Vittorio Emanuele Parsi, Cassese ricorda come l’istruzione sia un fondamentale strumento di democrazia: «la democrazia presuppone una partecipazione attiva, una capacità di discernimento», ovvero «di distinguere, per esempio le notizie vere da quelle false».
La lettura del giurista fa fronte ai dati Istat sul ridotto legame tra istruzione e suffragio universale, elemento invece imprescindibile secondo Cassese per riportare in auge l’educazione alla politica: «è venuta a mancare la funzione educativa dei partiti e perché è declinante l’azione formativa dei media. I partiti non hanno più strutture e radicamento esteso sul territorio e nella società». Secondo l’analisi di Cassese anche i media con la politica sono responsabili di un “imbruttimento” dell’educazione politica: per il giurista giornali e social sono in crisi in quanto continuamente sopravanzati dalla comunicazione della rete, «fermi sul quotidiano e preoccupati di dare notizie più che di filtrarle e interpretarle, più di intrattenere che di educare».
In definitiva, Cassese si appella alle forze politiche per recuperare un’educazione tout court dell’essere politico che alberga in ogni cittadino: «Allora poteva bastare l’insegnamento obbligatorio primario o secondario, ora questa esigenza di istruzione è più forte perché tutti online trovano di tutto e bisogna saper scegliere». Per il Presidente emerito della Corte Costituzionale, con la diffusione dell’istruzione «si potranno forse evitare scivolate della democrazia come quella che sta vivendo l’Argentina o che potrebbe presentarsi negli Stati Uniti», serve insomma per dare maggiore capacità di valutare e scegliere, che è poi il compito di chi vota tanto ieri quanto domani.