Sabino Cassese, costituzionalista ed ex giudice della Corte Costituzionale, sulle pagine del Dubbio ha riflettuto sull’attualità della giustizia italiana, sul governo e sulle riforme costituzionali. Sul governo italiano, in generale, ritiene che gli anni hanno dimostrato come “esistono tre questioni da affrontare e risolvere: durata, coesione e poteri. Rispetto a quest’ultimo in questo momento il Governo ha sufficienti poteri”.
Ma secondo Sabino Cassese rimangono da risolvere “la durata e la coesione. Per la prima basta stabilire una durata, salvo una sfiducia costruttiva. Per quanto concerne la coesione dando la possibilità al presidente del Consiglio di mettere in riga i ministri“, e magari anche “mandarli a casa”. Altrimenti, in un contesto come l’attuale, risultano impossibili le riforme costituzionali, essenziali affinché la macchina dello Stato possa tornare a funzionare al meglio. Rimanendo sul tema dell’attuale governo, Sabino Cassese, in particolare, riguardo a Carlo Nordio “avrei qualche riserva su tutto quello che ha fatto fino ad ora. Mi è sembrato a rallentatore, mi è sembrato paradossale, per una persona che ha parlato per tanto tempo di depenalizzazioni, che si sono aggiunti nuovi reati“.
Sabino Cassese: “Troppi magistrati nei Ministeri”
Passando oltre ed interessandosi alla Giustizia in Italia, Sabino Cassese spiega che “il nostro ordine giudiziario non sarà veramente indipendente fino a che nel ministero della Giustizia ci saranno dei magistrati. Non possono esserci dei magistrati al vertice del potere esecutivo“, reitera, “e lo stesso vale per gli altri ministeri”. Ritiene, inoltre, che “da questo punto di vista c’è stata anche una regressione. Sono stati nominati altri magistrati anche in posti prima occupati da funzionari amministrativi”.
Ma ci tiene a ribadirlo ancora una volta il suo punto, Sabino Cassese, sottolineando che “in un ordinamento nel quale c’è a) la separazione dei poteri b) il principio costituzionale dell’indipendenza della magistratura”, quest’ultima per essere veramente ottenuta significherebbe arrivare ad “una magistratura che non dipende dal potere esecutivo”. Spiega, inoltre, che “la classe politica italiana sostanzialmente vive nel terrore del potere giudiziario. All’interno di esso poche persone dal momento in cui sono mutate le norme costituzionali, cioè da 30 anni, tengono sotto scacco la classe politica italiana. E quindi c’è molta timidezza nell’affrontare questo problema”, e Sabino Cassese conclude sottolineando che a tal proposito “non sono molto fiducioso“.