Sabotaggio gasdotto Nord Stream, emergono nuove responsabilità dopo che il Wall Street Journal ha pubblicato le rivelazioni in merito ai piani sull’esplosione nei quali sarebbero coinvolti direttamente sia l’ex capo dell’esercito ucraino Valeri Zaluzhny, sia lo stesso Zelensky che, come ha confermato l’inchiesta, inizialmente approvò il progetto fino a quando non venne bloccato da ordini Usa che imposero di interrompere per non correre il rischio di provocare una crisi energetica in Europa.



A quanto pare però, nonostante queste richieste ufficiali, l’ex comandante delle forze ucraine decise di proseguire con i piani procedendo a selezionare gli uomini di fiducia che dovevano far parte dell’equipaggio che avrebbe poi materialmente fatto esplodere il gasdotto. Tra questi, i due sommozzatori per i quali ora è scattato il mandato d’arresto, un ufficiale di navigazione, militari e anche una donna, esperta in operazioni subacquee, ma che doveva essere presente soprattutto per far sembrare più realistica la tesi del gruppo di amici in gita su uno yacht preso a noleggio. Il tutto sarebbe costato circa 300mila dollari, provenienti da fondi e finanziamenti tra pubblici e privati.



Sabotaggio Nord Stream, Zaluzhny decise di proseguire nonostante gli ordini, WsJ: “Tutto è partito da una serata alcolica”

Secondo la ricostruzione del Wall Street Journal, il sabotaggio del gasdotto Nord Stream avvenne da parte dell’ucraina con la supervisione del comandante delle forze armate Valeri Zaluzhny. Che  avrebbe deciso in autonomia di proseguire con il piano iniziale nonostante l’ordine di stop arrivato dal presidente Zelensky che a sua volta aveva ricevuto pressioni da parte degli Usa e della Cia al fine di non concludere. Come ha dichiarato uno degli ufficiali coinvolti: “Tutto è partito da una serata alcolica e dalla ferrea volontà di un pugno di persone che hanno avuto il coraggio di rischiare la loro vita per il loro paese“.



Ma il rischio che l’America non voleva correre era quello di dover provocare una crisi energetica in un paese alleato. Tuttavia, questo fu proprio quello che successe visto che la Germania si trovò ad affrontare gravi difficoltà di approvvigionamento di gas, come di conseguenza anche altri paesi Europei. Come sostiene il quotidiano quindi, il fallimento del piano Nord Stream ha contribuito a creare instabilità diplomatica tra l’Ucraina e gli alleati occidentali.