Il sabotaggio del gasdotto Nord Stream resta un caso irrisolto, ma i sospetti non mancano, anzi si moltiplicano. Ci sono tutti gli ingredienti per una spy story: navi russe e danesi che scompaiono nel Mar Baltico giorni prima dell’esplosione, uno yacht tedesco a noleggio con tracce di esplosivo, un equipaggio con passaporti falsi e fotografie sfocate di un oggetto misterioso trovato vicino ad una conduttura “sopravvissuta” all’attacco. Questi sono gli ultimi indizi dopo che le indiscrezioni raccolte dal New York Times conducevano alla pista di agenti filo-ucraini che avrebbero affittato una barca da diporto tedesca per mettere in atto la missione segreta. Da allora sono emersi altri elementi. Uno porta a Christianso, un’isola in cui abitano solo 98 persone, la più vicina al luogo dell’esplosione. Qui ha attraccato la nave da diporto al centro delle indagini tedesche, l’Andromeda, dopo essere stata noleggiata a Rostock, in Germania, e aver fatto una sosta notturna a Wiek, un porto privo di telecamere di sicurezza e poco controllato.



Ora l’Andromeda si trova in un bacino di carenaggio che si affaccia sul Mar Baltico, a disposizione degli investigatori per le indagini. Tre funzionari tedeschi hanno dichiarato al Nyt che sono state trovate tracce di esplosivo sulla barca e che due membri dell’equipaggio hanno usato passaporti bulgari falsi. Ma è strano che un attacco del genere, così complesso, sia stato compiuto usando uno yacht da diporto. L’Andromeda potrebbe essere allora un’esca o forse una parte di un’operazione più ampia. L’attacco più plausibile, infatti, richiederebbe un drone sottomarino o un mini-sottomarino per piazzare l’esplosivo, navi da perforazione navale o subacquea professionale. Inoltre, sono richieste conoscenze molto specialistiche.



RUSSIA IN PRESSING PER INDAGINE INTERNAZIONALE

A tutto ciò si aggiunge una rivelazione di alcuni diplomatici russi, secondo cui a febbraio Nord Stream 2 aveva noleggiato un’imbarcazione per ispezionare le condutture, scoprendo un oggetto non identificato vicino ad una giuntura dell’unico tratto non danneggiato. La società ha allertato Russia e Danimarca, che controlla le acque in cui si trovava l’oggetto e ha inizialmente opposto resistenza a fornire informazioni alla compagnia e al Cremlino, limitandosi a condividere una foto sfocata di un cilindro lungo 12 pollici, coperto di alghe. La scorsa settimana le autorità danesi hanno recuperato l’oggetto e rilasciato fotografie, mentre il ministero della Difesa danese ha fatto sapere che potrebbe trattarsi di una boa fumogena marittima. Invece, per l’ambasciatore russo in Danimarca, Vladimir Barbin, si tratta di una parte di un ordigno esplosivo, citando l’ipotesi di alcuni esperti di Mosca. «La continua segretezza dell’indagine in corso da parte di Danimarca, Germania e Svezia, così come il rifiuto di cooperare con la Russia, ne minano la credibilità», ha tuonato Barbin al Nyt. Lo stesso presidente russo Vladimir Putin continua a pressare la Danimarca affinché appoggi la richiesta di Mosca di condurre un’indagine internazionale congiunta, avvertendo che la situazione nel Mar Baltico sta diventando «turbolenta in senso letterale».



IL GIALLO DELLA NAVE DELLA MARINA DANESE…

Ci sono però degli indizi che portano a puntare il dito contro la Russia. Il sito tedesco T-Online, lavorando con l’investigatore open-source Oliver Alexander, ha ricostruito i percorsi di sei imbarcazioni russe i cui nomi sono stati forniti da una fonte di intelligence di un Paese della Nato. Tali imbarcazioni sono scomparse dai segnali satellitari il 21 settembre, dopo aver deviato dalla rotta di un’esercitazione marittima russa che era stata annunciata pubblicamente. Un funzionario tedesco ha spiegato al quotidiano americano che questa pista è stata battuta dai servizi segreti tedeschi, i quali però non erano riusciti a colmare un divario di circa 20 miglia nautiche tra il punto in cui alcune navi hanno deviato la rotta e i luoghi delle esplosioni. Ma l’indagine del sito tedesco ha permesso di scoprire che una nave della marina danese, la Nymfen, aveva navigato verso la stessa zona delle navi russe nelle ore successive alla loro scomparsa. Anche l’imbarcazione danese aveva spento il segnale dopo aver raggiunto il sito. Il giorno successivo un caccia svedese ha seguito una traiettoria di volo insolita sopra l’area, mentre una nave della marina svedese si è soffermata vicino al punto in cui il gasdotto Nord Stream è esploso. L’ipotesi è che si trattasse di un controllo e che quindi ci siano Paesi che sappiano più di quanto affermato finora.

“INTERESSE A NON RIVELARE AUTORE SABOTAGGIO…”

Il procuratore capo della Svezia per questo caso, Mats Ljungqvist, al quotidiano Norrkopings Tidningar ha spiegato che solo poche aziende o gruppi avrebbero potuto compiere l’attentato e che il coinvolgimento di un attore statale sembra l’ipotesi più probabile. Ma ha anche lasciato intendere che la sua squadra ha avuto a che fare con alcuni depistaggi nel corso dell’indagine. Dopo una serie di casi di spionaggio e infiltrazione russa in Europa, tra cui uno all’interno dell’agenzia di spionaggio tedesca, gli alleati sono diventati cauti nel condividere le informazioni raccolte. Probabilmente non c’è neppure l’interesse nel rivelare pubblicamente chi è il colpevole dell’attacco al gasdotto Nord Stream, secondo il New York Times. Infatti, se fosse responsabile la Russia, allora ciò significherebbe che è riuscita a sabotare un’importante infrastruttura critica nel cortile di casa dell’Europa occidentale, senza trascurare le possibili reazioni. Invece, incolpare gli agenti ucraini potrebbe alimentare il dibattito interno in Europa sul sostegno al vicino orientale. Infine, nominare una nazione o degli agenti occidentali potrebbe innescare una profonda sfiducia nei confronti dell’Occidente che sta lottando per mantenere un fronte unito. «C’è un interesse da parte delle autorità a dire chi è stato? Ci sono ragioni strategiche per non rivelare chi è stato. Finché non usciranno con qualcosa di sostanziale, saremo lasciati all’oscuro di tutto, come è giusto che sia», ha dichiarato Jens Wenzel Kristoffersen, comandante navale danese ed esperto militare presso l’Università di Copenhagen.