C’è anche Sabrina Impacciatore, tra gli ospiti de La musica che gira intorno, il nuovo show musicale di Rai1 condotto da Fiorella Mannoia con protagonisti diversi artisti di vari campi del mondo dello spettacolo. Tra questi, proprio la Impacciatore, che di recente è stata chiamata a far parte della giuria del 17° Monte-Carlo Film Festival de la Comédie, sfidando – per l’occasione – anche il rischio di esporsi al contagio: “È una missione, quasi. Io mi sento in missione”, ha dichiarato in un’intervista a quelli di Hot Corn. Per poi precisare: “Penso che sia necessario ricordare a tutti e anche a noi stessi che noi dobbiamo continuare a vivere. Con il lockdown abbiamo già rinunciato a metà della nostra esistenza, e il risultato è stato un altissimo aumento dei suicidi. Sicuramente per il crollo dell’economia, ma anche perché se uno non riesce a nutrire lo spirito attraverso la condivisione, la comunità, sta male. È troppo importante”.
Sabrina Impacciatore: “In questo momento la commedia è più che mai necessaria”
A detta di Sabrina Impacciatore, il nutrimento dell’anima conta tanto quanto quello del corpo (se non di più). Il cinema, per inciso, è un buon ‘cibo’ in questo senso: “La commedia è uno di quei generi che aiuta a esorcizzare le nostre paure. Per questo, infatti, i grandi maestri della commedia all’italiana prendevano spunto dalla società contemporanea e facevano film con dei temi drammatici, guarda La grande guerra (film di Monicelli del 1959, n.d.r.). La commedia è terapeutica. Necessaria per avere uno sguardo ironico sulle cose che ci fanno più soffrire. Poi uno le cose le fa con rispetto”.
L’ammissione di Sabrina Impacciatore
Tornando a parlare della pandemia, un fenomeno triste che sta sconvolgendo le vite personali e lavorative di tante persone (soprattutto degli artisti), Sabrina Impacciatore si fa più ardita e ammette: “Preferisco morire di un virus piuttosto che morire di non-vita. Di qualcosa bisognerà morire… piuttosto che morire di incidente stradale, muoio di Covid, però almeno ho vissuto. Poi magari sono un po’ temeraria…”. Il lockdown della primavera scorsa lo ha vissuto non in Italia, ma in California, a Los Angeles. Poi, il 10, è tornata a casa, dove ha affrontato i soliti 14 giorni di quarantena “da sola, col caldo, ultimo piano, nel cuore della città”. “E poi ho iniziato a girare il 27 con Giampaolo Morelli. Sono una ‘Coliandro girl’. Questo era un femminile che io sentivo a tutti i costi di voler raccontare”. Infine approfondisce il tema della sua passione per il cinema: “Sono cresciuta con Anna Magnani, è stata per me una maestra di vita. Mi ha insegnato che la vita è una cosa drammatica su cui si può ridere. Riusciva sempre a farmi piangere e – un secondo dopo – a farmi ridere. Se non avessi conosciuto Anna Magnani, non avrei fatto l’attrice. Lo scrissi in un diario a 8 anni: ‘Un giorno farò la attrice. O la mia vita sarà un film’”. Due sogni che ha realizzato entrambi.