“Non c’è nessuna chiarezza nelle sentenze giudiziarie rilasciato fino a oggi sul caso in questione”. Così Sabrina Scampini, opinionista del programma televisivo Quarto Grado, si è espressa nel corso di una nostra intervista dopo l’apparizione televisiva al programma Storie Maledette di Antonio Ciontoli. L’uomo, condannato in primo grado a 14 anni, pena ridotta in secondo grado a 5 anni, per l’omicidio definito “colposo” di Marco Vannini, ha dichiarato la propria responsabilità per la morte del fidanzato della figlia, ucciso, dice lui, per fatale errore. Un colpo di pistola partito per sbaglio mentre mostrava l’arma al figlio. “Assolutamente no” ci ha detto Sabrina Scampini al proposito “non è credibile in nessun modo l’ipotesi dell’incidente. Non è stato chiarito dove sia accaduto il fatto, quale sia la scena del crimine e non credo alla versione che Vannini fosse in bagno e che il padre vi sia entrato quando lui era lì”. Aggiunge che “è difficile dire cosa sia accaduto quella notte a causa di un sequestro mancato dell’abitazione”. Dunque problematiche anche giudiziarie nel caso. Un colpo alla spalla con una Beretta calibro 9 di cui Ciontoli si è assunto ogni responsabilità, per alcuni solo un modo perché non cada colpa sul figlio Federico che invece, secondo altre testimonianze, è sospettato di essere lui l’autore dell’omicidio, forse per un problema di gelosia: “Personalmente non mi convince la versione per la quale a sparare sia stato il figlio. Penso che chi avesse in mano la pistola fosse proprio il padre. Con questo non credo comunque sia stata fatta giustizia in alcun modo. Le responsabilità sia del padre che del figlio sono sicuramente superiori alle sentenze che fino a oggi ci sono state. Vedremo il giudizio della Cassazione, ma credo che le responsabilità di Federico continuino a esserci nonostante secondo me non abbia sparato”.
NON E’ SBAGLIATO PARLARE IN TELEVISIONE
Altro fatto misterioso mai chiarito le ore di attesa da parte della famiglia Ciontoli prima di chiamare i soccorsi, tanto che gli stessi familiari sono stati a loro volta condannati per mancato soccorso: “La responsabilità familiare c’è perché Federico era cosciente che la morte di Marco fosse stata causata non da una caduta su un pettine ma da uno sparo. Aveva coscienza che fosse stato colpito da un colpo di pistola, poi diciamolo chiaramente, non stiamo parlando di bambini ma di persone ormai mature, maggiorenni e pienamente capaci di intendere e volere. Devono essere giudicati a partire da questo essendo in pieno possesso delle loro facoltà mentali”. L’apparizione televisiva dell’uomo ha causato polemiche, soprattutto da parte dei familiari della vittima, ma anche all’interno della Rai tra la conduttrice Leosini e Federica Sciarelli (“A noi Ciontoli l’intervista non ce l’ha mai concessa” ha detto quest’ultima): “Dal punto di vista giornalistico non penso sia sbagliato portare in televisione queste persone, lo abbiamo fatto anche noi con i figli di Roberta Ragusa, non è sbagliato parlare pubblicamente di episodi del genere. Certo la mamma di Marco ha sofferto moltissimo e ne sono molto dispiaciuta”. Del contenuto dell’intervista invece dice che “ha solo aumentato le responsabilità sue e della famiglia. Se l’intenzione era di chiedere perdono non c’è riuscito, ha solo confermato la gravità di quanto accaduto quella sera e anche di quanto le sentenze siano troppo leggere. Ha solo peggiorato la sua situazione”. Ha poi detto abbia detto solo una menzogna, insiste la giornalista, “perché se voleva assumersi la responsabilità di quanto accaduto doveva parlare di omicidio volontario, chiedere di essere condannato per questo, l’unico modo che ha per riabilitare se stesso”. Concludendo che Ciontoli, da ex militare, sapeva benissimo quando un colpo entra in canna e quando parte, assurdo parlare di incidente.
(Paolo Vites)