Il Sahelistan, una fascia di territorio dell’Africa subsahariana (che comprende gli Stati di Gambia, Senegal, la parte sud della Mauritania, il centro del Mali, Burkina Faso, la parte sud dell’Algeria e del Niger, la parte nord della Nigeria e del Camerun, la parte centrale del Ciad, il sud del Sudan, il nord del Sudan del Sud e l’Eritrea), potrebbe diventare il nuovo Iraq. A dirlo è il giornalista Domenico Quirico sulle colonne de La Stampa. “I jihadisti, golpe dopo golpe, trovano spazi alettanti e arruolano dirsperati ridotti in miseria dalle sanzioni, con i francesi nel ruolo di infedeli”, scrive.



Per un decennio infatti la Francia ha costituito il centro di gravità delle dinamiche di cooperazione bilaterale e multilaterale del Sahel, ma negli ultimi tempi il suo ruolo strategico politico e militare è stato ripensato. “Nessuno dà più retta ai colonialisti, i nigerini assaltano l’ambasciata francese, non si parla più dell’Isis o di Al Qaeda come se fossero scomparsi, solo di Putin e della Wagner”. È un caos che come racconta l’esperto avanza sempre di più. “Per i talebani d’Africa che hanno costruito il califfato del grande Sahara, sconfitto due scalcinate offensive francesi, e vogliono ripetere i fasti di Raqqa e di Mosul, nessun scenario poteva essere migliori”.



Sahelistan diventerà nuovo Iraq? L’opinione di Domenico Quirico

Lo scenario che si prospetta nel Sahelistan, secondo Domenico Quirico, era annunciato. “Non c’è stato bisogno di molta propaganda islamista per convincere questi sudditi della Francia per l’eternità che narrano loro bugie. E che gli occidentali sono qui per difendere i loro interessi, le miniere di uranio di Arlit, parcheggiare fuori vista i migranti, tenere lontane la Russia e la Cina, puntellare obbedienti regimi di ladri. Hanno paura delle loro debolezze, hanno paura di perdere”, scrive ancora il giornalista.



È stato un lavoro sottotraccia che adesso sta dando i frutti. “Mentre gli aiuti umanitari e per lo sviluppo finivano nei conti in banca dei nostri fedelissimi, il jihad ha predicato tra le popolazioni percosse dalla miseria e dalle prepotenze dei presidenti ‘democratici’. I colpi di Stato militari sono stati una benedizione per il jihad, ora è tutto chiaro: di qua i buoni musulmani, di là gli infedeli con i loro accoliti”, ha concluso.