Il sindaco di Milano Beppe Sala e il governatore della Lombardia Attilio Fontana si sono ritrovati “quasi amici” nel mettere realisticamente in conto nuove restrizioni a Milano. Ma ancora poche ore prima Sala non era lontanissimo dal leader (milanese) della Lega, Matteo Salvini, a lungo scettico sul ritorno della zona rossa attorno alla Madonnina. A Napoli, intanto, è stato tempo di classica sceneggiata: Luigi de Magistris – sindaco–magistrato di sinistra arancione, antagonista “a prescindere” anche del lockdown – ai ferri corti con il governatore–sceriffo Vincenzo De Luca, sinistra–Pd, spaventato dal Covid al punto da chiudere unilateralmente anche gli asili campani. Il gauleiter della Provincia di Bolzano Arno Kompatscher, nel frattempo, è passato nell’arco di una notte dal negazionismo light verso i Dpcm “italiani” a un’Anschluss anni Trenta verso un’entità pangermanica non più conosciuta dai libri di storia dopo la scomparsa dei vari Reich austro–tedeschi. E così via: fino alla Bari chiusurista di Michele Emiliano, ex pm come de Magistris, ma ras neo–autonomista del “Pd del Sud” come De Luca. Nelle ultime ore frenetiche la fantasia improvvisamente verosimile è sembrata fare a gara con la sempre più cosiddetta realtà sul crinale del lockdown, metafora della nuova disunità d’Italia.
L’ultimo dei corridoi che ci si sarebbe attesi di vedere aperti in Europa è quello che ieri la Germania ha sorprendentemente accordato alla Calabria: unica regione italiana. Solo la dittatura del politicamente corretto impedisce dall’interrogarsi sul perché – a puro titolo di esempio – sia possibile raggiungere Duisburg dalla Locride, mentre un romano o un torinese sono persone non grate a Berlino. Per non parlare di profili ancor più “scorretti”: se la Germania è già stata duramente colpita quattro anni fa da un attentatore islamico di nazionalità tunisina penetrato attraverso l’Italia, la Calabria è approdo privilegiato dei “barchini” come quello utilizzato da Brahim Aoussaoui, l’assassino della cattedrale di Nizza. Ma tant’è, in questo finale di un 2020 horribilis.
Ha confortato, comunque, leggere un Roberto Saviano pensoso, non allineato a prescindere sulle narrazioni conformiste di giornale/partito: ha confermato che dalle Alpi a Lampedusa molto si sta muovendo nel gran disordine provocato dalla pandemia. Anche se la tendenza centrifuga è tutt’altro che rassicurante. Solo Roma sembra rimanere imperturbabile. Al netto – unicamente e come sempre – del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. Che anche ieri non ha mancato di appellarsi per un’Italia “più inclusiva, con meno diseguaglianze”. Ma la Costituzione – come lui giustamente rammenta anche in questi giorni – non assegna a lui né di legiferare né di governare un’Italia più divisa che chiusa per malattia.