Il sindaco di Milano Beppe Sala non poteva aggirare la Corte di Cassazione riguardo il riconoscimento all’anagrafe dei figli delle coppie omosessuali. Lo afferma il professor Emanuele Bilotti, docente di Diritto privato all’Università Europea di Roma, ai microfoni di Libero. «Questo automatismo, nel caso di nascita da una madre surrogata, è stato stigmatizzato dalla Cassazione – anche se è un termine forte, ma così è – nell’ultima sentenza del dicembre 2022». L’esperto di diritto di famiglia sottolinea la chiarezza dei giudici: «La decisione riguarda tutte le coppie che abbiano fatto ricorso all’estero alla maternità surrogata: sia coppie dello stesso sesso sia eterosessuali».
La Corte Costituzionale e la Corte di Cassazione hanno inequivocabilmente affermato che il riconoscimento automatico «sarebbe un modo per legittimare in maniera ipocrita e surrettizia una pratica degradante. Viene usato questo termine». Il professor Emanuele Bilotti aggiunge che il riconoscimento all’anagrafe del figlio nato da “surrogata” all’estero e portato poi in Italia conferirebbe allo stesso il diritto all’eredità, «perché lo renderebbe figlio a tutti gli effetti». Pertanto, vanterebbe i diritti successori nei confronti dei genitori e viceversa.
“LINEA SALA CONTRASTA ORIENTAMENTI LEGGE ITALIANA”
Il professor Emanuele Bilotti a Libero precisa che comunque, anche in caso di formalizzazione successiva tramite l’adozione, «in casi particolari al nato da surrogata spettano i diritti successori del figlio nei confronti dell’adottante». Ma in quest’ultimo caso non c’è alcuna reciprocità, anche se non configura una discriminazione sul minore. Nel frattempo, i sindaci vanno in ordine sparso. Di fatto, la questione è diventata ideologica. «La Cassazione è netta, e afferma che l’accertamento estero di una genitorialità puramente intenzionale, ossia priva di fondamento biologico, non possa essere riconosciuto nell’ordinamento italiano attraverso la trascrizione nei registri anagrafici perché contrario all’ordine pubblico». Se invece ci troviamo di fronte al caso di una coppia di donne che fa ricorso all’estero alla fecondazione eterologa, in violazione del divieto previsto dalla legge, non si parla di maternità surrogata se il bambino nasce in Italia. «Ci sono numerose sentenze della Cassazione in base alle quali non può essere formato un atto di nascita che accerti una doppia maternità». La trascrizione però non è sempre vietata: «In caso di ricorso alla fecondazione eterologa da parte di una coppia di donne, se il bambino nasce all’estero, l’accertamento straniero di una doppia maternità non è considerato contrario all’ordine pubblico», afferma l’esperto. Infine, riguardo la linea del sindaco di Milano, conclude affermando che «è una soluzione che contrasta con gli orientamenti consolidati della nostra giurisprudenza».