Dopo sette anni, Salah Abdeslam chiede scusa per l’attentato a Parigi in cui morirono 130 persone tra lo Stade de France, i locali del centro della capitale francese e il Bataclan. È l’unico sopravvissuto tra gli attentatori che seminarono il terrore il 13 novembre 2014 e il principale accusato del processo in corso davanti alla Corte di assise speciale di Parigi. “Voglio presentare le mie condoglianze e le mie scuse a tutte le vittime. So che c’è ancora dell’odio, ma oggi vi chiedo di detestarmi con moderazione”, ha detto il 32enne piangendo. Un cambio di rotta, visto che in apertura del procedimento aveva rivendicato con orgoglio la sua adesione all’Isis. Dopo che gli inquirenti lo hanno messo alle strette con le sue contraddizioni, Salah Abdeslam, rimasto in silenzio nelle fasi dell’inchiesta, ha ribadito l’ultima versione riguardo il suo ruolo. Doveva farsi esplodere in un bar del 18esimo arrondissement di Parigi, ma all’ultimo momento ha cambiato idea perché ha visto dei giovani che si stavano divertendo e nei quali si era riconosciuto.



Il presidente della Corte d’assise speciale di Parigi ha ricordato a Salah Abdeslam che la versione raccontata agli amici è diversa: ha rinunciato a portare a termine la sua “missione” perché la cintura esplosiva era difettosa. “Era una menzogna, da cui non sono riuscito a liberarmi nel corso di tutta la mia latitanza e l’ho presa per vera”, si è giustificato l’imputato. Non voleva dire la verità agli altri membri della cellula jihadista per vergogna, ma ha assicurato di aver rinunciato “per umanità, non per paura”.



STRAGI PARIGI, “STORIA SCRITTA CON SANGUE VITTIME”

L’avvocato Olivia Ronen, uno dei suoi legali, gli ha chiesto se rimpiangesse di non aver avuto il coraggio di andare fino in fondo. Ma Salah Abdeslam ha negato. “Non ho ucciso quelle persone e non sono morto. Mi dico… se sapessero che cosa hanno rischiato!”, ha spiegato. Poi con voce tremante ha rimarcato che la storia del 13 novembre 2015 “è stata scritta con il sangue delle vittime”. E di quella storia lui ne ha fatto parte. “Loro sono legati a me e io a loro”. Poi dopo le scuse alle vittime, si è rivolto ai tre accusati che sono a processo per averlo aiutato nella sua fuga dopo l’attentato.



Non avrei voluto coinvolgervi”. Rivolgendosi alle parti civili, ha quindi concluso il suo intervento: “So che questo non vi consolerà, ma se questo può aver fatto bene anche a una sola delle vittime, allora per me è già una vittoria. È tutto quello che ho da dire”. Le sue parole hanno sorpreso i parenti delle vittime e i sopravvissuti, ma uno degli avvocati che rappresenta un centinaio di vittime ha fatto notare che Salah Abdeslamha pianto su di sé e sui suoi amici, non sulle vittime”.