I disoccupati sono in crescita a dicembre 2024 rispetto al mese prima, lo ha comunicato Istat che ha diffuso giovedì i dati provvisori della rilevazione sulle forze di lavoro in Italia. La crescita dei disoccupati di per sé è una notizia non negativa, visto che gli occupati restano sostanzialmente stabili. Le persone cercano di andare a lavorare a dicembre, probabilmente per sfruttare le offerte di lavoro del periodo natalizio o per posizionarsi bene nella campagna di reclutamento di gennaio. Per questo motivo lasciano l’inattività (non avere il lavoro e non cercarlo attivamente) e in parte si travasano nella disoccupazione.
Al di sotto dei saldi che Istat pubblica ci sono naturalmente moltissimi movimenti all’interno degli occupati, così come persone che passano dall’occupazione verso il non lavoro e viceversa. In questo modo si generano i cambiamenti all’interno del gruppo dei 24 milioni e 65 mila occupati. Rispetto al mese prima crescono i maschi e calano le femmine, crescono i dipendenti e calano gli autonomi (si saranno fatti assumere), crescono i lavoratori permanenti e calano i lavoratori a termine. Anche rispetto a dicembre del 2023 i permanenti crescono e calano i lavoratori a termine.
Se guardiamo alle classi di età, purtroppo niente di nuovo. Tenendo conto della componente demografica, ovvero del fatto che ci sono meno giovani e che gli anziani crescono, le variazioni rispetto all’anno prima restano negative per i giovani: fra i 15 e i 34 anni gli occupati calano del 3,6%; il calo dei disoccupati (-5,9%) si è risolto in un +4,2% di inattivi che nemmeno cercano più. Tutto bene invece per gli over 50 (fino a 64 anni): occupati +2,5% e inattivi -3,7%. In definitiva, rispetto al dicembre 2023 il grosso cambiamento consiste nel tenere i senior al lavoro e i giovani in giro a fare colloqui e stage, a parte quelli che si stufano e restano a casa.
Sul versante salari, Istat ha comunicato ieri che le retribuzioni contrattuali nell’ultimo trimestre del 2024 hanno segnato una leggera diminuzione annua, ma solo perché l’anno precedente i contratti pubblici avevano recuperato alcuni arretrati. Nel settore privato la crescita è al 4% per il terzo trimestre consecutivo. Mancano all’appello i rinnovi contrattuali di circa 6,6 milioni di lavoratori dipendenti, più del 50%, in calo rispetto al recente passato, ma troppi comunque.
Il recupero di potere d’acquisto non è sufficiente, cade su una condizione notevolmente deteriorata: nel 2023 il 23,1% dei cittadini fra i 18 e i 74 anni ha chiesto un prestito o un aiuto economico in un momento di difficoltà. Si tratta di circa un quarto dei cittadini, percentuale che sale al 34% fra i disoccupati. Le difficoltà sul versante dei redditi si ripercuotono sulla crescita della domanda: una leggera crescita dell’industria e un calo nel settore dei servizi. La domanda estera ha rilanciato un poco l’industria, ma la domanda interna è in calo. Il Pil è a crescita zero da 6 mesi. L’effetto di trascinamento del Pil 2024 sul 2025 è anch’esso a zero.
Riassumendo: prosegue la sostituzione demografica al contrario, con misure di anticipazione della pensione irraggiungibili oppure troppo penalizzanti che tengono i senior sul mercato. I salari recuperano, ma ancora non abbastanza per far risalire la domanda interna. Nonostante le cifre, a gennaio gli indici di fiducia di consumatori e imprese risultano in crescita: la speranza, almeno quella, resta.
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