Non è una novità la differenza di salari che da sempre contraddistingue i lavoratori dalle lavoratrici. Questo aspetto è sempre stato oggetto di dibattito di sindacati ed esperti del settore, e sebbene negli anni si sia cercato di ridurre il divario resta ancora netto il distacco. Di recente infatti, come riporta Tgcom24, la differenza salariale tra uomini e donne nel settore privato ha raggiunto quasi 8 mila euro l’anno nel 2022. A diffondere i dati nel dettaglio è stato l’Osservatorio sui lavoratori dipendenti del settore privato dell’Inps, che ha registrato un gender pay gap di 7.922 euro.



I dati forniti dal rapporto evidenziano anche altri aspetti. La retribuzione media annua complessiva è di 22.839 euro; per il genere maschile è di 26.227 euro contro i 18.305 euro del genere femminile. Le differenze sono marcate anche tra i territori con le retribuzioni medie nel 2022 più elevate nell’Italia settentrionale, pari a 26.933 euro mentre per Sud e Isole le medie sono di 16.959 e 16.641 euro. Tra le Isole e il Nord-Est la differenza è di 7.333 euro.



SALARI: I DATI EMERSI DAL RAPPORTO INPS

Nell’analizzare le differenze tra salari maschili e femminili l’Osservatorio Inps si sofferma anche sulle tipologie contrattuali e su altri dati connessi al lavoro. Innanzitutto emerge che in Italia ci sono più lavoratori che lavoratrici: i primi rappresentano infatti il 57,2% del totale. Inps sottolinea inoltre come il differenziale retributivo per genere “risulta significativamente correlato alla maggiore presenza di lavoro part time tra le femmine”. Il numero di lavoratrici che nel 2022 hanno avuto almeno un rapporto di lavoro part time è pari a 3.584.665, per i lavoratori si scende invece a 2.066.260.



L’Osservatorio evidenzia inoltre come lo scorso anno “il 21% dei dipendenti maschi ha avuto almeno un rapporto di lavoro a tempo parziale, mentre tra le femmine la quota di lavoratrici con almeno un part time nell’anno è pari a circa il 49%”. In generale, comunque, emerge come “la presenza di lavoro part time” sia stato “un fenomeno rilevante”. Nel 2022 “nel complesso oltre un terzo dei lavoratori (33,3%) ha avuto nel corso dell’anno almeno un rapporto di lavoro part time; il livello massimo era stato raggiunto nel 2019 (34,5%) mentre nel 2008 tale quota era ben inferiore (pari al 23,3%)”.

REQUISITO ANAGRAFICO E TIPOLOGIE DI LAVORO SVOLTO

Il rapporto Inps analizza a tutto tondo l’andamento salariale e lavorativo in Italia, non soffermandosi solo sulla disparità di genere e territoriale. Si è anche cercato di indagare sulle tipologie di lavoro maggiormente svolte sul territorio e sulle differenze di salario fondate sul requisito anagrafico.

Lo scorso anno i dipendenti privati ( ad esclusione dei settori domestici e agricoli) sono cresciuti del 4,3%. Complessivamente, i lavoratoriLa maggior parte sono operai (9.359.163 lavoratori), che rappresentano il 55% del totale. Poi ci sono, nell’ordine, gli impiegati (37%), apprendisti (4%), quadri (3%) e dirigenti (0,8%). Le differenze di retribuzione infine non sono soltanto dovute al genere. Anche l’età influisce: i salari aumentano con l’avanzare degli anni, almeno fino alla classe 55-59 anni.