La proposta di introdurre un salario minimo orario in Italia è stata bocciata per la seconda volta dal Cnel (il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro) presieduto da Renato Brunetta. Il primo stop alla proposta, avanzata dalle opposizioni compatte, ad esclusione di Italia Viva, era stato dato dallo stesso consiglio di esperti il 5 ottobre, quando si era convenuto che piuttosto che introdurre un minimo salariale sarebbe stato meglio puntare sulla contrattazione collettiva nazionale.



Ora, con il secondo parere negativo da parte del Cnel, è probabile che le discussioni sull’introduzione del salario minimo procederanno verso un accantonamento della proposta. Nonostante questo, però, le opposizioni sono decise ad arrivare fino in fondo e il testo verrà integralmente discusso il 17 ottobre, anche alla luce delle conclusioni avanzate dall’istituto diretto da Brunetta. Così come nella scorsa votazione, la commissione d’informazione del Cnel ha votato in modo compatto, ottenendo una larga maggioranza di 39 voti a favore della bocciatura del salario minimo, rispetto ai 15 contrari (tra i quali anche Cgil, Uil e Usb).



Il parere del Cnel sul salario minimo

Nella prima votazione sul salario minimo il Cnel aveva sottolineato come la sua pura e semplice introduzione non avrebbe risolto il problema del lavoro povero, sottolineando anche che di rischiava di compromettere il sistema della contrattazione collettiva nazionale. Oggi, invece, lo stesso consiglio si è espresso su di un emendamento presentato ieri da cinque degli otto esperti nominati da Sergio Mattarella, i quali avanzavano l’ipotesi di affiancare il minimo salariale ai Ccnl.

Secondo gli esperti, infatti, il salario minimo così introdotto non avrebbe sostituito in alcun modo i contratti collettivi nazionali, che sarebbero rimasti centrali, ma li avrebbe affiancati ed integrati, tutelando soprattutto le categorie più fragili (donne, giovani e migranti). A conti fatti, con questa ipotesi applicativa, ritengono gli esperti, si sarebbe rafforzata la contrattazione, permettendo nel tempo l’introduzione di tutti gli altri contratti ancora mancanti tra le categorie coperte dai Ccnl. Secondo il Cnel, però, neppure applicato in questo modo il salario minimo sarebbe efficiente, ribadendo ancora una volta come sia più importante implementare e migliorare la contrattazione collettiva.