Il salario minimo, tra le grandi e più recenti battaglie politiche di Pd, M5S e Azione, ha ottenuto un primo no da parte del Cnel, ovvero il Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro attualmente guidato dal ministro Renato Brunetta. Secondo la proposta avanzata da parte dell’opposizione di governo, per adeguarsi alle direttive europee il governo avrebbe dovuto introdurre un salario orario garantito per tutti i lavoratori, pari ad almeno 9 euro.



Di contro, però, secondo il parere del Cnel l’introduzione del salario minimo sarebbe dannosa per l’attuale sistema basato sulla contrattazione per i Contratti nazionali del lavoro, oltre che un adeguamento non necessario alle citate direttive europee, già rispettate grazie al lavoro decennale delle sigle sindacali. L’istruttore, stilata dalla commissione Informazione del Cnel, ha ottenuto il voto favorevole di tutti i partecipanti, con l’esclusione della Cgil (che ha votato contro) e di Uil (astenuta), ma è solamente un primo step per arrivare all’effettiva bocciatura della proposta di introdurre un salario minimo. Ora la palla passerà ai consiglieri che dovranno decidere, a loro volta, se bloccare definitivamente la proposta o rigettare le considerazioni del Cnel.



Salario minimo: le motivazione del no del Cnel

Insomma, il destino del salario minimo non è ancora stato completamente scritto, ma a conti fatti è difficile che i consiglieri riterranno errate le considerazioni del Cnel, basate a quanto si può capire in questo momento, su tesi solide. La considerazione principale è, innanzitutto, che l’attuale tasso di applicazione del Ccnl rasenta il 100% (per l’esattezza il 95), ben superiore all’80% che richiedono le direttive europee citate dall’opposizione per chiedere l’introduzione del minimo salariale.

Secondariamente, sempre secondo il Cnel, il salario minimo richiesto dall’Unione europea porterebbe, rispetto alle attuali medie salariali definite dal Ccnl, ad una generale diminuzione delle paghe per chi prende, attualmente, il minimo che la contrattazione permette, dovendolo fissare (da direttive e non da proposta dell’opposizione) a circa 7 euro orari. Da questo, il Cnel evince, inoltre, come introdurre un minimo salariale otterrebbe l’effetto di “falsare le dinamiche contrattuali“, suggerendo che piuttosto del salario minimo è meglio “attribuire alle sole parti contrattuali che sottoscrivono un contratto la funzione di determinare le voci che compongono i minimi”.