Pietro Ichino
a tutto tondo sul mondo del lavoro e dell’economia ai microfoni di Huffington Post. Il giuslavorista dem è tornato sull’ipotesi di un salario minimo, spiegando che la fissazione di uno standard retributivo orario minimo potrebbe avere degli effetti molto positivi per correggere le distorsioni: «Dovrebbe, però, essere uno standard espresso in termini di potere d’acquisto. Il valore medio potrebbe essere fissato fra i sei e i sette euro, da moltiplicare per un coefficiente che vada da 0,8 a 1,2 in corrispondenza con le variazioni regionali del costo della vita».
Come ben sappiamo, i sindacati hanno paura che la fissazione di uno standard orario minimo costituisca una mina sotto il sistema attuale della contrattazione collettiva sul contratto nazionale, Pietro Ichino ha sottolineato che questo timore non rappresenta un buon motivo per lasciare senza standard minimo le zone più svantaggiate del mercato del lavoro: «Per altro verso, la preoccupazione delle confederazioni maggiori potrebbe trovare risposta in una riscrittura dell’ultimo comma dell’articolo 39 della Costituzione, che consenta finalmente di risolvere la questione dell’efficacia dei contratti collettivi nazionali di settore».
PIETRO ICHINO: “REDDITO DI CITTADINANZA VA CORRETTO”
Pietro Ichino
si è poi soffermato sui sussidi, in particolare sul reddito di cittadinanza, spiegando che non è altro che un ampliamento del Reddito di inserimento costituendo una parte molto rilevante del sistema del welfare italiano. Ma è necessario intervenire: «Va corretto per eliminare almeno gli abusi più gravi che si osservano; e per evitare che abbia l’effetto di un forte disincentivo al lavoro per quel 20 o 25 su cento di beneficiari che possono effettivamente essere utilmente inseriti nel tessuto produttivo. Lì è necessario che la condizionalità del beneficio sia effettiva; e per questo è indispensabile investire in modo efficace sui servizi al mercato e le politiche attive del lavoro».