Quella raccontata dal Corriere della Sera che arriva da Salerno – e testimoniata anche da una 12enne, ovviamente anonima, sui social con un accorato appello – è una di quelle (purtroppo) sempre più frequenti storie di violenza domestica che sarebbero potute culminare con un femminicidio, ma che dopo un’iniziale speranza dettata dall’intervento (questo fortunatamente) rapidissimo delle autorità si è trasformata in un vero e proprio dramma doppio a causa del vero e proprio abbandono della donna vittima di violenza da parte dello Stato: tutto parrebbe essere capitato in quel di Salerno, ma complessivamente la storia è quasi interamente coperta dall’anonimato perché – come se non bastasse – la donna e i suoi figli non sono ancora definitivamente usciti dal giogo malato della violenza.
Partendo dal principio, quella della donna di Salerno e del marito era una normalissima storia d’amore felice con i suoi classici e consueti alti e bassi, culminata anche nella nascita di tre bellissimi figli (uno ormai maggiorenne, la 12enne citata in apertura e un terzo più piccolo affetto dalla sindrome di Asperger); tutto almeno fino a quando la donna – supportata dal marito – non si è sottoposta ad una liposuzione perdendo circa 50 kg e facendo scattare una feroce e folle gelosia nell’uomo che fin dalla primissima visita in ospedale dopo l’intervento ha dato il via ad una lunga serie di violenze e vessazioni, sia fisiche che emotive.
Così tra una scenata di gelosia e un’altra, un’aggressione e qualche botta, è proprio la bimba oggi 12enne a prendere in mano la situazione, reagendo all’ennesimo sopruso nella casa familiare di Salerno conficcando al padre una forchetta nella mano: la donna – così – denuncia e quasi subito l’uomo viene arrestato e condannato in primo grado a 4 anni e tre mesi; salvo decidere di presentare appello contro la sentenza riuscendo a ‘guadagnarsi’ i domiciliari, peraltro nella stessa Salerno in cui anche la donna è costretta a vivere visto che il giudice le ha assegnato la casa coniugale.
Il dramma (nel dramma) della famiglia di Salerno: l’appello della figlia 12enne sui social
La storia potrebbe dirsi conclusa qui, non fosse che in realtà proprio tornando nell’abitazione coniugale di Salerno – in una palazzina abitata dai familiari del marito violento – la donna e i tre figli si rendono conto che l’abitazione è stata completamente svuotata dai mobili, con le utenze di acqua, luce e gas staccate: alternative – però – non ce ne sono e la donna è costretta ad affrontare una lunghissima battaglia tra periti, preventivi e pochissimi soldi per far fronte anche ai debiti lasciati dal marito; e come se non bastasse per la donna arriva l’ennesima mazzata con i Servizi sociali che – proprio a causa delle pessime condizioni di vita dentro a quell’abitazione – tolgono alla donna l’affido dei tre figli (il più grande nel frattempo divenuto maggiorenne e rimasto al fianco della madre).
E tra un dramma e l’altro, il figlio più piccolo – in barba alle concessioni fatte per le vittime del ‘codice rosso‘ – viene anche bocciato a scuola per via delle troppe assenze e c’è poco da stupirsi (tornando al presente, due anni dopo la denuncia) se la figlia ormai 12enne è arrivata ad appellarsi ai social chiedendo – forse in modo retorico – “cosa faresti per salvare tua madre” ai suoi follower; raccontando di un mondo ingiusto e crudele dove denunciare “è inutile” perché tanto “la legge non ci tutela in niente” nell’ultimo tema scolastico consegnato lo scorso anno.