Alta tensione in casa Rai tra l’amministratore delegato Fabrizio Salini e la trasmissione di Rai Due “Anni 20”, condotta da Francesca Parisella. In viale Mazzini, infatti, sarebbe scoppiata una vera e propria lite a causa di un servizio trasmesso nel corso del programma e imperniato su contenuti giudicati anti-Ue, che avrebbero fatto infuriare il dirigente. Lo riferisce la testata “Huffington Post”, secondo cui sarebbero in arrivo alcuni provvedimenti nei confronti dei responsabili della messa in onda del prodotto, nel quale venivano aspramente criticate determinate decisioni assunte dall’Unione europea.



In merito all’accaduto, non si sono fatti attendere i commenti al vetriolo di alcune forze politiche appartenenti alla Sinistra, con il Pd che, per bocca di Antonio Nicita (segreteria nazionale), ha espresso su Twitter tutta la sua amarezza in seguito all’accaduto:L’Agcom intervenga subito e aggiunga la trasmissione ‘Anni 20’ alla lista degli episodi da citare nel novellare la delibera con cui sanzionò la Rai per il mancato rispetto degli obblighi derivanti dal contratto del Servizio pubblico”.



SALINI VS “ANNI 20”: GIORGIA MELONI CONTROCORRENTE

In merito alla querelle tra Salini e “Anni 20”, si registra anche il disappunto di Italia Viva, con il deputato Michele Anzaldi, peraltro segretario della commissione di Vigilanza Rai, che su Twitter ha scritto le seguenti parole: “Disinformazione, falsità, attacco infondato all’Europa proprio mentre ai vertici ci sono alte personalità italiane e l’europeismo grazie al governo Draghi è ormai condiviso da tutti in Parlamento. Chiederò alla commissione di Vigilanza di occuparsi del servizio trasmesso da Anni 20”. Controcorrente, invece, Giorgia Meloni, presidente dei Fratelli d’Italia, che ha difeso a spada tratta i contenuti mandati in onda da “Anni 20”: “Il Pd grida allo scandalo e invoca il bavaglio contro la trasmissione Anni 20 per questo servizio sarcastico che osa criticare l’Unione Europa. A quanto pare – per la Sinistra – il diritto di critica è un privilegio riservato solo a chi la pensa come loro. Vogliono trasformarci nella Corea del Nord e la cosa più grave è che i vertici della Rai, il servizio pubblico pagato con i soldi degli italiani, piuttosto che difendere il pluralismo fanno sapere di essere pronti alla censura. Questa è la loro libertà di pensiero”.

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