Sallusti: “Andai a fare il benzinaio da ragazzino”
Alessandro Sallusti, direttore responsabile di Libero, si racconta allo stesso quotidiano. Il giornalista parte da quando era poco più che un ragazzino e il padre lo mandò in estate a lavorare ad una pompa di benzina: “Quando andavo alle scuole medie a Como, mentre già sognavo di fare il giornalista, mi ricordo che avevo 12/13 anni e alla fine della seconda ero stato promosso, allora dico a mio padre: “Per la promozione mi avevi promesso la bicicletta nuova”, e lui mi dice: “Sì, non c’è problema, però prima ti fai un mese a lavorare”, a 12/13 anni”.
Così, Sallusti cominciò a racimolare i primi soldi: “Io andai a fare il benzinaio, mi ricordo che la pompa di benzina era ESSO e non c’erano tute piccole, avevo una tuta da uomo tutta rimboccata perché era grande e feci anche dei bei soldini, perché poi chi veniva a far benzina vedeva questo ragazzino e mi regalava la mancia. L’anno dopo è successo ancora, mi ha fatto fare il fattorino, l’anno dopo ancora e sono andato a fare il mozzo sui battelli”. Il giornalista spiega che era un modo per ottenere ciò che desiderava, una maniera di capire e comprendere che le cose vanno raggiunte con il lavoro e con il sudore e che nessuno ti regala nulla. Il riferimento è poi ai tempi di oggi: “Capisco che se oggi mandi tuo figlio a 13 anni a fare il benzinaio vieni arrestato tu e viene arrestato anche il benzinaio e il bambino dato in affido a una comunità e poi si aprirebbero dibattiti sui giornali su schiavismo, sfruttamento per lavoro minorile”.
Sallusti: “Credo nella monogamia ma non sono capace di esserlo”
Il lavoro in giovane età è servito senza dubbio a forgiare il carattere di Alessandro Sallusti, ma non sono mancate nella sua adolescenza le marachelle e neppure le successive lezioni da parte del padre, particolarmente severo: “In quinta superiore non sono stato ammesso alla maturità e questa è stata una tragedia anche perché in casa nessuno sapeva nulla di questo mio non studio. Mio padre, cadendo dalle nuvole, va dal preside e gli dice “Cosa è successo a mio figlio?”, e il preside “Questo non veniva, non studiava”, “Ma non potevate avvisarmi?”, ribatte mio padre”, e lui “Potevamo, però stai tranquillo, proprio perché non ti abbiamo mai avvisato tu puoi fare ricorso al TAR, lo fai in via d’urgenza e vedrai che lo ammettiamo”; al che mio padre gli ha detto “Senti signor Bianchi, io non faccio nessun ricorso al TAR perché mio figlio è uno stronzo però sei uno stronzo anche tu perché non mi hai avvisato””. Così, dopo la bocciatura, Sallusti decise di arruolarsi come volontario “Per sfuggire alle ire di mio padre”.
Nell’intervista a Libero, Sallusti affronta anche il tema delle relazioni: “La prima fidanzata vera l’ho sposata. Io sono culturalmente monogamo, di fatto sono un disgraziato, cioè vivo questa discrasia per il fatto che mi sarebbe piaciuto tantissimo essere stato monogamo, perché credo nella monogamia come valore, ma non sono stato capace di esserlo. Infatti ho cambiato diverse mogli, ho sfasciato diverse famiglie, non me ne vanto, cioè non sono stato capace”. Nonostante il matrimonio non sia finito bene, la donna “È diventata la madre di mio figlio, è la donna a cui devo tutto perché le devo non solo di avermi dato il figlio ma di averlo tirato su in maniera apparentemente interessante”.