Accuse e controaccuse tra due “pezzi da novanta” del giornalismo su carta in Italia, con un unico denominatore comune: Silvio Berlusconi. Intervenuti all’ultima puntata di “DiMartedì”, il direttore di “Libero” Alessandro Sallusti e il fondatore del “Fatto Quotidiano” Antonio Padellaro si sono confrontati sull’ultima inchiesta contro Matteo Renzi e la sua Fondazione Open.



Qui il giornalista di area Centrodestra accusa Travaglio & Co. di mettere in atto un “metodo” odioso che troppo banalmente viene definito “macchina del fango”: «Inquietante e fa ribrezzo il metodo non tanto dei Renzi, dei “Fatto Quotidiano”, dei Rondolino… fa ribrezzo il metodo con cui è stato governato questo Paese negli ultimi 20-30 anni». Sallusti, che vi ha scritto assieme un libro di fresca uscita, cita le parole dell’ex pm Luca Palamara in merito al “sistema” di commistione tra magistratura e informazione: «dice che un pm e 2 buoni giornalisti amici sono più potenti di qualsiasi Governo. Questa commistione incestuosa tra investigatori e giornalisti è il metodo con cui è stata violata la democrazia in questo Paese: hanno abbattuto Berlusconi, Renzi e ci hanno provato con Salvini». Qui passa al secondo “attacco” contro il collega in studio, ricordando lo scandalo internazionale che colpì l’allora Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi: «Io mi ricordo che il Fatto Quotidiano provocò una crisi internazionale forse decisiva per la caduta di Berlusconi, pubblicando una frase “La Merkel è una culona” che non risulta da nessuna parte, a nessun atto. Il nemico è sempre da abbattere a qualunque costo».



SALLUSTI VS PADELLARO, CAOS ANCHE SU RUBY

La replica del fondatore del “Fatto”, Antonio Padellaro, è altrettanto dura e netta: «è imbarazzante rispondere ad un giornalista come te, se cominciamo a fare l’elenco delle cose di cui tu dovresti un pochino vergognarti, non basterebbe la serata di DiMartedì». Non solo, Padellaro accusa Sallusti di usare lo stesso “metodo Rondolino” di cui è finito nuovamente nella bufera il leader di Italia Viva Matteo Renzi: «non prendere il tema e dire che effettivamente queste cose non si fanno, ma cercare subito di scaricarlo su chi è stato aggredito. La mail di Rondolino non era contro i giornali del Centrodestra ma era contro il Fatto Quotidiano». Il direttore di “Libero” non ci sta e torna al contrattacco ribadendo di non accettare attacchi su “metodi” e “strategie” da chi per anni ha costruito le proprie inchieste spesso su metodi uguali se non peggiori: «Trovo più diffamante la campagna fatta da tanti giornali su Berlusconi e Ruby quando è poi stato assolto, così come la presunta trattativa Stato-Mafia. È stato assolto ma tutti lo abbiamo diffamato». Padellaro in conclusione replica che la «reputazione delle persone, alle volte se non spesso, è più importante del codice penale» (ovvero dunque che una “notizia diffamatoria” è più importante di una verità giuridica?, ndr).

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