Nella settimana che si chiude domani è stato registrato un lieve rialzo dei contagi covid, nulla di allarmante ma comunque una netta inversione di tendenza rispetto a quanto accaduto nelle scorse cinque settimane. Diversi gli addetti ai lavori che stanno cercando di spiegare tale “evento”, fra cui la nota Stefania Salmaso dell’associazione italiana di epidemiologia, che interpellata stamane dai microfoni del Corriere della Sera ha spiegato: “Oggi in Italia ci sono almeno 970mila persone cui è stata accertata l’infezione e sono contagiose. L’allentamento di molte misure restrittive e dei comportamenti individuali certamente ha avuto un ruolo determinante nell’inversione di tendenza. Bambini e ragazzi, specie tra 6 e 10 anni, sono stati particolarmente colpiti nella prima metà di febbraio, poi il numero è rapidamente sceso. Tra gli adulti invece il declino è stato meno rapido”.
Secondo la Salmaso si tratta in ogni caso di un’accelerazione imprevista: “Purtroppo è così. Ora l’incidenza è di 500 casi settimanali su 100 mila abitanti, potremmo raggiungere i 600 già dal 14 marzo. L’aumento è presente in tutte le Regioni, in alcune è particolarmente significativo”.
STEFANIA SALMASO E I CONTAGI IN AUMENTO: “ECDC METTE IN GUARDIA SU AUMENTO DECESSI”
Gli aumenti maggiori si verificano in particolare nella fascia di età 14-29 anni: “I bambini – ha proseguito Stefania Salmaso – possono essere facili veicoli di infezione nel nucleo familiare, è importante vaccinarli. Se l’infezione continua a circolare fra i grandi, inevitabilmente crescono le probabilità che raggiunga persone a rischio di sviluppare malattia grave. Succede lo stesso in almeno 10 Paesi europei. Il Centro europeo per il controllo delle malattie infettive (Ecdc) mette in guardia su un probabile aumento di decessi”.
L’intervista si è chiusa parlando dello stato di emergenza, che si chiuderà fra pochi giorni, il prossimo 31 marzo: “La fine dello stato d’emergenza e il ritorno all’ordinario spero non significhi far cadere i più importanti sistemi di monitoraggio delle infezioni. Sarebbe un danno enorme per la sanità pubblica, specie se accoppiato alla decadenza delle misure di controllo. Pensare che se non esiste un divieto specifico non c’è rischio è un atteggiamento pericoloso”.