Salome di Richard Strauss va in scena oggi alla Scala di Milano, ma chi è il personaggio storico oggetto della trama dell’opera del compositore tedesco? Ella fu una principessa giudaica, figlia di Erodiade e di Erode Filippo I, nota per essere stata protagonista nella vicenda del martirio di Giovanni Battista e presente nei vangeli. La tradizione narra che Erodiade, madre di Salomè, abbandonò il marito Erode Filippo I e si decide ad andare a convivere con il cognato, il re Erode Antipa. Fu Giovanni Battista a condannare pubblicamente il comportamento del sovrano, il quale reagì facendolo prima imprigionare e poi, per esaudire il desiderio della bella Salomé che aveva ballato ad un banchetto, a farlo decapitare. La trama dell’opera di Strauss vede infatti il profeta Jokanaan (Giovanni Battista), imprigionato in una cisterna, essere liberato proprio per volere di Salomè, la quale, incuriosita dalla voce dell’uomo che ha annunciato l’arrivo del Messia, ordina alle guardie di infrangere gli ordini di Erode.
Salome, il personaggio biblico e nell’opera di Strauss
Jokanaan, una volta liberato, non esita a condannare in maniera veemente i peccati di Erode e di Erodiade: nel farlo attira le attenzioni della bella Salomè, che lo osserva venendone sempre più attratta e vorrebbe baciarlo. Il profeta, quando se ne accorge, scaccia la giovane, ma intanto il capitano dei soldati, Narraboth, che aveva acconsentito a violare gli ordini di Erode perché sedotto dalla fanciulla che amava perdutamente, non sopportando di vederla così infatuata del profeta preferisce suicidarsi con un pugnale. Salome dal canto suo non mostra di essersi neanche accorta del suicidio del capo delle guardie e insiste affinché possa baciare Giovanni Battista, il quale decide piuttosto far ritorno nella sua prigione. Erode, intanto, per niente indifferente all’avvenenza della figliastra, le chiede di danzare, promettendo di dare lei in cambio qualsiasi cosa chiederà: lei si fa portare i profumi e i sette veli, che ad uno ad uno, al ritmo di una danza conturbante, cadono fino a lasciarla nuda. Erode, estasiato, chiede quale sia la ricompensa richiesta e la giovane risponde ordinando che venga portata la testa del profeta su un piatto d’argento. Se la madre Erodiade si compiace della richiesta della figlia, poiché era infastidita dalle accuse di Giovanni, Erode la supplica chiedendole di reclamare anche metà del suo regno ma di rinunciare a quel proposito. Salome però è irremovibile e quando ottiene ciò che ha chiesto al culmine dell’eccitazione bacia la bocca sanguinante del profeta morto. E’ a quel punto che, nell’opera, un Erode sopraffatto dall’orrore ordina alle guardie di uccidere la figliastra.
Un documento apocrifo, la Lettera di Erode a Pilato, nella Leggenda Aurea, sostiene che Salome morì in realtà di un altro tipo di morte atroce: impegnata a danzare su una pozza d’acqua ghiacciata, questa si ruppe facendola sprofondare nelle acque gelide. Sua madre tentò di salvarla tenendola per il capo, ma questo si staccò restando tra le mani della donna, mentre il corpo di Salome restava nei gelidi flutti.