Ci hanno messo poco più di una settimana a cambiare idea. Il portavoce degli organizzatori del Salone dell’auto di Ginevra il 29 settembre aveva confermato l’evento e stabilito persino delle date: dal 19 al 27 febbraio 2022. Ieri, invece, è sceso in campo Maurice Turrettini, il Presidente del Comité permanent du Salon international de l’automobile, alzando bandiera bianca. Il Salone, uno dei primi eventi saltati nel 2020 e annullato già lo scorso anno, non verrà organizzato nemmeno il prossimo. I motivi ufficiali sono le questioni dirette e indirette legate alla pandemia, come le restrizioni agli spostamenti e le misure di contenimento sanitario. «La maggior parte degli espositori», ha detto Sandro Mesquita, Ceo della società che organizza quello che è, o, per meglio dire, era di gran lunga il salone dell’auto più importante al mondo, «ci hanno detto che le incertezze causate dalla pandemia rendono impossibile una conferma ufficiale della loro partecipazione il prossimo febbraio, perciò non abbiamo alternative al rinvio della manifestazione».
Nella sua dichiarazione c’è solo un accenno alla crisi dei semiconduttori che ha cambiato, secondo Mesquita, «le priorità delle case automobilistiche». «Molti marchi non sono in grado di impegnarsi a partecipare a una fiera che avrebbe avuto luogo in poco più di quattro mesi», ha aggiunto il Ceo. In realtà, i blocchi delle produzioni dovuti alla carenza di microchip c’entrano e anche molto, ma solo perché sono l’ennesimo macigno che precipita su bilanci già in caduta libera. La verità è che la partecipazione al Salone di Ginevra costa un botto e i soldi sono pochi.
I tariffari del Salone non sono pubblici e sono molto variabili, ma si parla di una cifra attorno ai 150 euro al metro quadrato e gli stand delle case automobilistiche sono enormi, due, tre, quattromila metri quadrati. Poi, ci sono da aggiungere altre mille spese, tra cui gli allestimenti e gli spostamenti di almeno un centinaio di persone per ogni azienda, in un periodo dell’anno in cui gli alberghi di Ginevra moltiplicano per cinque i prezzi normali. Insomma, è una questione di milioni che, in questo momento, le aziende non hanno. O forse, se le cose continuano così, non avranno mai più. Produzioni al palo per i problemi della supply chain, clienti confusi dalle nuove tecnologie, normative cervellotiche e multe miliardarie in arrivo. C’è poco da stare allegri e da festeggiare in una fiera.
In gioco, infine, c’è anche il ruolo che avranno in futuro i saloni dell’auto. In un mondo interconnesso sono in molti a considerarli un residuato del passato. Vent’anni fa era un’occasione unica per presentare il nuovo modello, per farlo vedere prima alla stampa e poi al grande pubblico. Ci si doveva essere per forza. Oggi ogni casa automobilistica sforna almeno una decina di auto, nuove o quasi, all’anno. E sono almeno sei o sette anni che nei saloni si registrano defezioni di marchi importanti. Lo storico evento di Francoforte che si svolgeva da settant’anni ad anni alterno con quello di Parigi, quest’anno si è svolto a Monaco perché l’ultima edizione aveva registrato un calo dei visitatori del 30%.
«Vediamo questa decisione come un rinvio, piuttosto che una cancellazione. Sono fiducioso che il Salone internazionale dell’automobile di Ginevra tornerà più forte che mai nel 2023», ha detto ieri Mesquita. Noi non sappiamo se sperarlo o no.
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