La questione relativa al rapporto tra settore pubblico e settore privato in ambito sanitario è una delle più dibattute a livello nazionale e internazionale: da anni ormai coloro che a vario titolo operano nella sanità si interrogano e si confrontano sull’opportunità o meno di promuovere collaborazioni e sinergie tra i due settori e sulle modalità che tali sinergie devono assumere.
Molto spesso purtroppo il dibattito su questo tema è caratterizzato da contrapposizioni ideologiche e pregiudiziali che non permettono di giudicare se effettivamente la partnership tra soggetti pubblici e soggetti privati in sanità può generare effetti positivi per tutti gli attori del sistema sanitario (pazienti, medici, amministratori, etc.).
Il rapporto tra pubblico e privato può riguardare diverse attività inerenti il vasto mondo dell’assistenza sanitaria: può essere relativo infatti ai soggetti che finanziano e alle modalità di finanziamento dell’assistenza sanitaria (nel nostro Paese il finanziamento è per lo più pubblico, tramite la tassazione, negli Usa ad esempio è per lo più privato tramite la stipula di assicurazioni sanitarie o di pagamenti out of pocket), alla gestione delle strutture sanitarie (che possono essere di proprietà dello stato o di privati), all’erogazione dei servizi sanitari (le strutture private, se accreditate, possono erogare servizi per conto del servizio sanitario nazionale, come in Lombardia ad esempio).
Un recente approfondimento pubblicato dal Corriere della Sera (in data 23.3.09) ha testimoniato come nel nostro Paese non sono pochi i casi recenti di strutture sanitarie che hanno avviato sperimentazioni che prevedono forme di partnership e di collaborazione tra ente pubblico e privato. Quello del Project Financing, cioè uno strumento attraverso cui strutture sanitarie pubbliche vengono finanziate con capitali privati, è uno degli esempi più virtuosi dell’impatto positivo che possono assumere forme di partenariato tra pubblico e privato (PPP) in ambito sanitario.
In maniera semplicistica si può dire che tramite un’operazione di Project Financing un soggetto privato decide di investire dei soldi in un’opera di edilizia sanitaria pubblica per sopperire alla mancanza di risorse economiche nelle casse dell’ente pubblico. Il soggetto privato ha interesse a un investimento di questo tipo dal momento che, una volta ultimata la struttura, potrà ottenere dei ricavi dal pagamento di un canone per l’utilizzo della struttura da parte dell’ente pubblico, dalla gestione di servizi non prettamente clinici (es: mensa, parcheggio, servizi di pulizia, etc.) o dalla gestione vera e propria della struttura sanitaria.
In quest’ultimo caso non solo il soggetto privato contribuisce a fornire i fondi necessari per la costruzione della struttura, ma vengono create delle vere e proprie società miste pubblico-private dove il soggetto pubblico mantiene il ruolo di indirizzo e di controllo sulla gestione, mentre il soggetto privato è deputato alla gestione della struttura stessa (solitamente per un periodo di tempo stabilito secondo un contratto): un esempio di tale modello gestionale è l’Ospedale Civile di Sassuolo.
Il privato poi ha interesse a rispettare i tempi previsti per la costruzione della struttura (dal momento che comincerà ad ottenere dei guadagni solo a struttura ultimata) e, laddove ne ha la responsabilità, a gestirla nel modo più efficiente possibile erogando servizi di qualità; l’ente pubblico invece grazie a questa collaborazione con il privato ha la possibilità di sopperire alla mancanza di fondi per opere di edilizia sanitaria e, allo stesso tempo, di erogare servizi sanitari per conto del Servizio Sanitario Nazionale attraverso le capacità e le competenze manageriali proprie dei soggetti privati (mantenendo sempre le funzioni di controllo e di indirizzo).
Lo strumento del Project Financing nel mondo sanitario è utilizzato in molti Paesi europei tra cui Francia, Spagna, Germania e Regno Unito, che è stato il primo Paese ad adottarlo in Europa.
Secondo l’analisi svolta dall’Osservatorio nazionale sul Project Finance in sanità di Finlombarda (a cui si rimanda per un approfondimento specifico su questa tematica) il valore delle iniziative di edilizia sanitaria avviate in Project Financing in Italia nel 2007 sono calate del 7,1% rispetto all’anno precedente. Il numero degli interventi a maggio 2007 è di 74, per un valore di 3,8 miliardi di euro contro i 4,1 della precedente rilevazione. Positivo il dato relativo alle nuove iniziative: sono 16 gli interventi avviati nel 2007 quest’anno per un valore di 657 milioni di euro.
Nel 2007 hanno raggiunto il financial close due importanti progetti lombardi: l’Ospedale di Legnano (marzo) e l’Ospedale Niguarda (giugno).
Da queste brevi considerazioni si può intuire la complessità e la diversità delle possibili modalità di collaborazione tra soggetti pubblici e soggetti privati in sanità.
Volendo esprimere qualche breve considerazione si può sicuramente dire, in positivo, che il coinvolgimento del privato (sempre sotto il controllo e l’indirizzo dell’ente pubblico) nell’erogazione di un servizio pubblico (come l’assistenza sanitaria) sta diventando sempre più un patrimonio comune nel nostro Pese al di là delle diverse visioni politiche o ideologiche (lo dimostra, ad esempio, il fatto che le collaborazioni tra pubblico e privato sono presenti in Regioni governate sia dal centrodestra che dal centrosinistra).
La classica contrapposizione tra un modello di servizio sanitario esclusivamente in mano allo Stato oppure totalmente regolamentato dal mercato appare ormai obsoleta: quello che, nella pratica, si sta sviluppando ormai in moltissimi contesti nazionali (e per certi versi anche in Italia) è una sorta di sistema sanitario misto dove la responsabilità di indirizzo di politica sanitaria e di controllo rimane in mano all’ente pubblico (stato e Regioni), mentre l’erogazione, la gestione e il finanziamento dei servizi e delle strutture sanitarie è in mano a soggetti pubblici ma anche privati.
Al di là infatti del meccanismo dell’accreditamento (grazie al quale le strutture sanitarie, pubbliche o private a seconda dei contesti regionali, possono erogare servizi per conto del SSN), per migliorare ulteriormente l’organizzazione e la gestione sanitaria nel nostro Paese potrebbe essere utile da una parte promuovere maggiormente le best practices (le migliori esperienze) presenti a livello nazionale ed internazionale al fine di promuoverle e “imitarle”in differenti contesti (dal punto di vista del partenariato pubblico-privato è interessantissimo, ad esempio, il caso dell’Hospital de la Ribera di Alzira in Spagna) e dall’altra migliorare e implementare strumenti e attività di controllo e promozione della qualità dell’assistenza sanitaria, non avendo alcuna remora nel riconoscere che alcuni modelli gestionali funzionano meglio di altri, che alcune strutture erogano servizi migliori di altre e che, per rimanere sul punto, alcune forme di collaborazione tra pubblico e privato sono obiettivamente convenienti per tutti, nessuno escluso.